PAGINE INEDITE DI UN’IDENTITÀ MUSICALE

Carteggio lauretano Tebaldini-Barbieri (1910-1926)

a cura di

Anna Maria Novelli e Luciano Marucci

Fondazione Cassa di Risparmio di Loreto

Tecnostampa, Loreto, novenbre 2006, pp. 248

 

 

  Copertina del libro edito dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Loreto

 

 

 

1) Sommario

2) Introduzione

3) Tebaldini a Loreto | Una presenza qualificante

 

1                                                                   Sommario

 

Presentazione                                                                                                                           7

Introduzione                                                                                                                              9

Note al carteggio                                                                                                                    11

Biografie

Giovanni Tebaldini                                                                                                                    17

Corrado Barbieri                                                                                                                        19

Carteggio

Tebaldini a Pacini                                                                                                                       23

Tebaldini a Barbieri                                                                                                                    25

Barbieri a Tebaldini o familiari                                                                                                 130

Rapporti con l’Amministrazione della Santa Casa                                                        145

Tebaldini a Loreto

Una presenza qualificante                                                                                                        159

Esecuzioni della Cappella Lauretana                                                                                       176

Programmi                                                                                                                                182

Edizioni discografiche                                                                                                              186

Appendice

Giuseppe Radiciotti, La Cappella Musicale di Loreto                                                            199

Rassegna stampa sulle esecuzioni (1902-1924)                                                                       203

 L’Archivio Musicale della Cappella Lauretana                                                                      217

Recensioni critiche                                                                                                                   218

Stralci di lettere                                                                                                                        221

Remo Volpi, Giovanni Tebaldini. Maestro Direttore della Cappella Lauretana                    225   

Bibliografia                                                                                                                           227

Abbreviazioni e sigle                                                                                                           231                                                                                            

Fonti archivistiche                                                                                                               233

Ringraziamenti                                                                                                                    234

Indice dei nomi                                                                                                                      237

 

 

 

2                                                                            Introduzione

 

Il ritrovamento del carteggio tra due personaggi consente sempre di conoscerne meglio l’operato e i rapporti; spesso di delineare il contesto in cui si sono sviluppati e di individuare inferenze di carattere socio-storico, non soltanto localistiche.

Il caso ha voluto che gli eredi del musicista Corrado Barbieri - vice direttore della Cappella Musicale della Santa Casa di Loreto dal 1911 al 1924 - mettessero in vendita un buon numero di lettere di Giovanni Tebaldini, in quegli anni direttore della Cappella stessa.

La Fondazione Cassa di Risparmio di Loreto, valutata l’importanza della corrispondenza ai fini della ricostruzione di uno spaccato di storia lauretana, nel 2004 ha provveduto all’acquisizione del materiale. Quindi, grazie alla sensibilità culturale del Consiglio di Amministrazione, presieduto dalla dottoressa Ancilla Tombolini, e alla concretezza del segretario, dottor Fernando Sorrentino, è stato evitato che esso finisse in mano a privati o che nel tempo andasse disperso.

Le lettere - integrate dalle cartoline del Barbieri conservate nell’Archivio del Centro Studi e Ricerche “Giovanni Tebaldini” di Ascoli Piceno - abbracciano un quindicennio e aprono, soprattutto alle giovani generazioni, una finestra sul passato della città mariana attraverso fonti dirette che trattano argomenti specialistici, utili a ricostruire il percorso della Cappella con la sua identità musicale, ma anche avvenimenti di interesse più ampio che informano su quanto accade in ambito nazionale.

A Tebaldini erano bastati pochi anni per far guadagnare grande prestigio all’Istituzione, sia per l’originalità del repertorio classico, sia per la competenza e il rigore con cui preparava le esecuzioni, apprezzate e richieste in tutta Italia.

Da maestro piuttosto esigente, a parte qualche divergenza, si era trovato in sintonia con i collaboratori: dapprima con il vice direttore Agostino Donini, gli organisti Ulisse Matthey e Luigi Ferrari Trecate; successivamente con Barbieri e Lazzarini.

Dall’epistolario si comprende come tra Tebaldini e Barbieri si fosse stabilita subito una proficua intesa.

Il Tebaldini nel 1910, in veste di commissario in un concorso, aveva avuto modo di esaminare e far premiare una sua composizione. Dopo quel primo atto di stima, quando lo ebbe a fianco, ne apprezzò appieno le qualità artistiche, ma anche quelle umane. Il fatto che il superiore gli confidasse le vicende familiari riservate, dimostra che l’interlocutore aveva la sensibilità per ascoltarlo. Significativa al riguardo la loro relazione nel periodo (fine 1921-inizio 1922) segnato dalla grave malattia dell’ultimogenita di Tebaldini, Anna Pia, la quale a dodici anni aveva debuttato come pianista e poteva divenire la sua erede artistica. Mentre i genitori seguivano a Brescia il triste evolversi del suo male, il Barbieri si prodigò per aiutare le sorelle Emilia e Brigida rimaste a Loreto. Per il trigesimo della scomparsa della ragazza fu lui che organizzò e diresse l’esecuzione della solenne Messa da Requiem in Basilica.

Nell’attività musicale Barbieri coadiuvava il direttore, mostrandosi disposto a tradurre in pratica le istruzioni sulle esecuzioni, dare sistematicità alle prove, esigere speciali prestazioni dai coristi, curare la scuola di canto. Tra l’altro, era un affidabile copista di partiture. In particolare, aiutò Tebaldini che trascriveva in notazione moderna Rappresentazione di Anima e di Corpo di Emilio De’ Cavalieri (1912) ed Euridice di Peri e Caccini (1916).

Nelle lettere Tebaldini rivela un forte temperamento a sostegno degli ideali a cui non intendeva rinunciare. Da decenni si batteva per la riforma della musica sacra ed era approdato a Loreto proprio nel periodo in cui il Papa Pio X, suo sostenitore, aveva emanato il Motu proprio. Ora che aveva in mano le sorti di una delle Cappelle più prestigiose d’Italia, non poteva certamente deluderne le aspettative, e non cogliere l’opportunità di applicare e propagandare i nuovi criteri per le esecuzioni in chiesa.

Gli autografi in argomento evidenziano, altresì, il suo rigore morale e professionale, la meticolosità nell’organizzare ogni evento. E provano il suo impegno in altre esperienze di più largo respiro, che lo proiettavano oltre la dimensione ristretta di Loreto: per preparare e dirigere concerti, tenere conferenze, partecipare a riunioni ministeriali che, peraltro, gli permettevano di mantenere contatti con personalità e di contribuire al dibattito generale sull’arte musicale. Tutto ciò era possibile perché durante le assenze il Barbieri gli garantiva degna sostituzione anche nei compiti più gravosi.

Il vice era stimolato dal direttore a comporre musiche da eseguire nelle cerimonie liturgiche, perciò quella frequentazione fu senz’altro formativa e vantaggiosa per la sua carriera.

Quando il Barbieri si trasferì a Parma per insegnare al Conservatorio, Tebaldini trovò nuovi argomenti per sviluppare la conversazione a distanza. Quel luogo gli faceva tornare alla mente le lotte affrontate nel corso del suo direttorato al Conservatorio stesso, in difesa dei princìpi estetici, etici e didattici. E, malgrado le sfortunate vicende esistenziali e artistiche di allora, ricordava, quasi con rimpianto, gli anni parmensi, quando, a soli trentatrè anni, era il più giovane, attivo e propositivo direttore degli istituti musicali italiani, meritando perfino la considerazione di Giuseppe Verdi.

 

 

 

3                                                                             Tebaldini a Loreto

Una presenza qualificante

 

 

Giovanni Tebaldini fu nominato direttore della Cappella musicale della Santa Casa di Loreto il 1° maggio 1902, dopo aver diretto il Regio Conservatorio di Musica di Parma. Dalla città emiliana se n’era andato per contrasti con la massoneria del luogo che mal sopportava le sue innovazioni1.

Considerando Loreto un luogo di culto universale, crocevia di personalità e culture, partecipò al concorso perché desiderava una sede dove poter operare con tranquillità, consona alla sua natura di credente dalla profonda spiritualità e alla passione per la musica sacra. La Commissione giudicatrice2 lo proclamò vincitore, grazie ai titoli acquisiti nel periodo della formazione a Ratisbona, con l’attività svolta nelle prestigiose Cappelle Musicali di San Marco a Venezia e di Sant’Antonio a Padova3, la pubblicazione di saggi storico-critici4 e i premi ricevuti per le composizioni musicali5.

In realtà, nella cittadina mariana egli non sempre ebbe vita facile e dovette dar prova di energia e di costanza per far trionfare i suoi ideali artistici concentrati sulla riforma della musica sacra e sulla rivendicazione dell’italianità musicale attraverso la riviviscenza della nostra migliore tradizione.

Per fortuna, nella sua determinata azione era appoggiato dal Ministro di Grazia, Giustizia e dei Culti Emanuele Gianturco6 che, fin dal 1901, aveva voluto un radicale rinnovamento della Cappella Lauretana (allora alle dipendenze dello Stato); dall’Amministratore della Santa Casa Emilio Lodrini e dal Vescovo Mons. Vittorio Amedeo Ranuzzi De’ Bianchi, i quali condividevano le sue idee. Inoltre, nel luglio 1903 salì al soglio pontificio il cardinale Giuseppe Sarto7, suo estimatore fin dai tempi veneziani, che lo considerava tra i più attivi restauratori del canto gregoriano e della polifonia, unitamente a Guerrino Amelli8, Marco Enrico Bossi, Giuseppe Gallignani9, Giuseppe Terrabugio10 e pochi altri. Il 22 novembre successivo il Papa emanò il Motu proprio, per regolamentare le esecuzioni di musica sacra nei luoghi di culto e Tebaldini operò con convinzione per attuare quanto in esso stabilito, malgrado l’opposizione di quelli che avrebbero voluto ascoltare in chiesa la profanante musica teatrale, facendo perdere dignità e funzione alla liturgia. In altre parole “divenne la longa manus musicale dello Stato della Chiesa nella culla del culto mariano italiano”11.

Il noto critico Enrico Magni Dufflocq nella sua “Storia della Musica”12 scrisse  che egli “seppe lottare contro sacerdoti retrogradi e anticlericali ignoranti, i maggiori responsabili della indifferenza italiana per il patrimonio gregoriano”.

Padre Giovanni Piamarta, che fin dal 1891 lo incoraggiava ad andare avanti per la sua strada, il 6 maggio 1912 gli scriveva13: “[...] Gli è da molti anni che stai soffrendo per la giustizia nel tuo campo, come sono condannati a soffrire tutti i grandi Apostoli dei più arditi ideali. [...]”.

Il popolo, abituato a romanze e fantasie eseguite all’organo, non capiva e non risparmiava critiche al repertorio diverso proposto da Tebaldini che non poteva tollerare quanto si eseguiva per compiacere i fedeli14.

Così egli riuscì “ad imporre ai riottosi la sua volontà e a ridare al canto delle chiese quell’impronta di classicità e devozione che da lungo tempo aveva perduta”15.

A Loreto, dopo insistenze, poté disporre delle ‘voci’ necessarie a eseguire messe complesse di antichi maestri (Palestrina, Anerio, Cifra, Porta, Lotti) e, tra i moderni, Mitterer, Perosi, Tomadini, Witt, Goller, Stehle, Dobici... Lì, già nel 1902, avviò la scuola di canto con il proposito di formare giovani che dessero continuità alla vita della Cappella. Poco dopo il periodico “Musica Sacra” ne loda la costituzione16:

Da circa dieci mesi, per Decreto Reale, si è istituita in Loreto una Scuola di canto corale e di organo, annessa alla Cappella Musicale della Basilica.

La Scuola di canto è affidata al m° Agostino Donini, Vice Direttore della Cappella, insegnante assai esperto, che ad una gran dose di buona volontà e di zelo, accoppia una cultura musicale profonda e una pratica non comune.

Della Scuola d’organo è incaricato il m° Ulisse Matthey, organista della Basilica.

Ambedue le scuole procedono sotto la direzione del m° cav. Tebaldini, che alla riforma della musica sacra porta da più anni il contributo della sua intelligenza e della sua indomabile energia.

Il giorno 12, nella Sala dei Concerti, in occasione della distribuzione dei premi, gli alunni di ambo le scuole offrirono un saggio di musica, a cui vennero invitate le Autorità locali, la Cappella Musicale e le più cospicue famiglie della città.

Il programma era composto di scelta musica di Wagner, Mapelli, Rheinberger, Perosi, Borghi, Donini, Mendelssohn e Tinel. Esso venne svolto in tutta la sua integrità. E se da un lato ammirammo la perizia specialissima e la indiscutibile valentia del m° Donini nell’istruire e fanciulli ed adulti nell’arte difficile del canto, dovemmo con grande meraviglia constatare il bel profitto ottenuto in sì breve tempo dagli alunni.

Emissione ed intonazione di voce, affiatamento, colorito, tutto nella sua giusta misura.

E di fronte a sì splendido risultato applaudimmo alunni ed insegnanti sinceramente e con entusiasmo.

Piacque assai il finale a 4 voci nella Passione di Cristo del Perosi; molto appezzato per la sua purezza di stile, prettamente palestriniano, il Mottetto pure a 4 voci del Borghi; di molto effetto per la disposizione delle voci il Sanctus e Benedictus a 4 voci sole del m° Donini; pieno di dolce e soave poesia il Canto autunnale a 2 voci, soprani e contralti, di Mendelssohn.

Esaurito il programma musicale, l’illustre m° cav. Tebaldini fece una elaborata relazione sulla Scuola di canto e di organo, seminandola qua e là di acute considerazioni artistiche, in ispecie sul progresso della musica sacra e sul fine che la riforma si propone; ideale altissimo, ove l’anima si adagia e si espande come un mare fantastico, sul quale si rifletta la bianca e vivida luce degli astri, che brillano nel firmamento sconfinato di quella nobile e purissima fra tutte le arti. [...]

 

La Cappella raggiunse un livello tale da poter sostenere il confronto con i migliori gruppi italiani, richiamando personalità di spicco in occasione delle esecuzioni17.

Il musicologo Giuseppe Radiciotti18 si augurava che la Loreto intellettuale assecondasse “l’opera del maestro Tebaldini, l’infaticabile, coscienzioso, intelligentissimo artista, che si è proposto di far della storica cappella centro e scuola di vera musica sacra, faro luminoso che diffonda i suoi benefici raggi su l’intera regione, e da questa su tutte le altre parti d’Italia”19.

Il “Bollettino Ceciliano” del 190620 elogiava quanto si faceva a Loreto per la riforma:

[...] ci fu di grande conforto ancora nelle brevi ore del nostro soggiorno di constatare “de visu” ciò che la fama ci aveva già riferito intorno al nuovo ordinamento di quella importante Cappella musicale.

[...] abbiamo constatato l’immane lavoro e fatica che ha dovuto costare un tale riordinamento, che rende a quella Cappella un posto d’onore, che da qualche tempo aveva perduto nella comune stima degli intelligenti. Di tutto questo devesi essere grati all’operosità e intelligenza rara del suo illustre direttore, ed alla valida cooperazione del M° Agostino Donini Vice Direttore, e del M° Ulisse Matthey l’insigne organista titolare. Non si può [fare] a meno di restare ammirati, scorrendo l’elenco delle nuove composizioni studiate ed eseguite dalla Cappella musicale dal I° Giugno 1902 al 31 Maggio 1905. Anche l’indice dei pezzi per organo eseguiti in Basilica e nella Sala dei Concerti, e il Programma dei Saggi dati dagli alunni della Scuola Corale e di organo sono testimonianze ben eloquenti in favore dello stato fiorente di ambedue le Scuole. Con siffatti elementi non si può dubitare che la fama della Cappella Lauretana andrà sempre più elevandosi ed estendendosi a decoro della Religione e dell’Arte Sacra. [...]

[...] Tale pubblicazione mostra in forma statistica l’attività della Cappella musicale della Basilica Lauretana e non può far viva impressione veder l’enorme quantità dei servizi a cui deve sopperire un solo coro.

In nove mesi 896 servizi: da 92 a 108 mensili, notando come le novene, le processioni, insomma le funzioni minori, siano rare; quasi tutti i servizi sono di messe e vespri: c’è dunque una media di oltre tre funzioni pesanti quotidiane.

Scorrendo tale annuario si può scorgere con quale genere di musica sieno disimpegnate le funzioni: musica, non solo secondo i desideri della Chiesa, ma sempre decorosa artisticamente anche nelle minori occasioni, elevata e talvolta altissima nelle solennità.

Al canto gregoriano è data quella larga parte che esige la sua missione nella sacra liturgia e che è negli intendimenti del Santo Padre.

Anche le scuole di canto e d’organo appaiono vive e vitali dai programmi dei saggi. Nel complesso, la Cappella Lauretana si manifesta una delle più importanti d’Italia, ed il presente annuario lascia scorgere come ormai il nuovo ordine di cose abbia non solo validamente sostituito l’antico quando non funzionava quasi più, ma come l’istituzione musicale ch’ebbe tanta gloria dell’arte sacra italiana, sia in vero rinascimento. [...]

Recensendo l’Annuario della Cappella Musicale e per la Scuola di canto e d’organo per il triennio 1002-1905, la “Rassegna Gregoriana” aggiungeva21:

Parole di apprezzamento giungevano anche dal quotidiano “La Patria” di Ancona22:

Quegli artisti eletti, che a Loreto da parecchi anni lavorano indefessamente per il trionfo della musica sacra antica e moderna, non devono rimanere occulti e nascosti nella solitudine di una zona ostile, ma devono essere conosciuti e resi, quasi direi popolari, anche nelle nostre Marche, se ancora non lo sono totalmente.

È ormai tempo che cessino la malafede e l’odio da tant’anni covato in petto contro una riforma desiderata da tutti i buoni e inculcata dal Pontefice. È ormai tempo di aprire gli occhi, le orecchie per vedere e sentire come vedono e sentono già da molti anni le altre regioni d’Italia. I restii si rechino a Loreto e colà, in qualsiasi epoca dell’anno, potranno constatare quale servizio presti al Santuario la insigne Cappella musicale: potranno formarsi un criterio esatto dell’opera magistrale compiuta dal chiarissimo Direttore M° Cav. Giovanni Tebaldini, e dall’illustre vice-direttore M° Agostino Donini, coadiuvati da quell’anima d’artista che è l’organista titolare Ulisse Matthey.

Una prova recente la città di Loreto l’ebbe la domenica scorsa 26 [agosto], in cui per cura di Mons. De Marcy venne celebrata la festa di S. Lodovico Re di Francia. In tale circostanza venne eseguita sotto la direzione del Direttore sullodato la Missa Papae Marcelli a sei voci: due bassi, due tenori, alto e soprano, di Giovanni Pierluigi da Palestrina. Fin dal 1565, in cui questa messa venne per la prima volta eseguita dalla Cappella Sistina è stata riconosciuta come la più bella delle Messe composte dal principe della musica. Dopo la riforma è questa una data storica per gli annali della Cappella di Loreto, come appunto afferma anche l’Avvenire d’Italia. Dolentissimo di non aver potuto assistere all’esecuzione, riporterò qui le parole dell’Avvenire: “L’interpretazione è stata fedele, accurata, vorrei dire amorosa, tanto da riprodurre, come si sa fare, non la sola arida nota, ma attraverso di essa il pensiero genuino del compositore, con tutte le sue sfumature più delicate, i suoi fremiti più caldi, i suoi voli più alti.”

Del resto ho assistito ad esecuzioni straordinarie e quindi son più che convinto non esservi, nella relazione dell’Avvenire, la minima ombra di esagerazione.

Dopo simili prove io non posso comprendere come vi siano nelle Marche tanti avversarii così diffidenti da impedire in tutti i modi la riforma.

Le ragioni che adducono sono state le mille volte confutate. Solo il tempo è capace di cambiare abitudini, costumi e abusi inveterati; quindi non rimane altro che attendere con pazienza e con perseveranza. Con questo però non si deve intendere di non lavorare nel campo della riforma, di non prepararsi seriamente e coscienziosamente, di non avanzare a poco a poco sotto la luce e la guida di quel faro potente che da Loreto irradia e dirada a poco a poco le tenebre che gravano sulle nostre Marche. Quando nella lotta ci sentiremo stanchi, andremo a Loreto: colà da quell’oasi benedetta sapremo attingere nuove energie per riprendere un lavoro più intenso, che ci dovrà condurre alla vittoria finale.

 

Nonostante i riconoscimenti, dunque, persistevano le lotte con i loretani più reazionari.

Nel 1906 l’avv. Tito Maria Dupont, su sollecitazione dell’ex sindaco di Loreto e musicista dilettante Domenico Santori, pubblicava un libello23 in cui contestava le innovazioni di Tebaldini appoggiate dall’Amministratore Lodrini. Ma nulla poteva fermare o modificare l’azione del direttore e dei più stretti collaboratori.

Tebaldini si era adoperato pure per ricostituire la Banda cittadina24 e aveva fatto arrivare a Loreto il professor Gaetano Trapani del Conservatorio di Parma perché tracciasse le linee guida. Nel gennaio 1911, avendo il Trapani espletato il suo compito, chiese all’Amministrazione di incaricare della direzione il M° Corrado Barbieri25.

Dal 1904, per un ventennio, la Cappella Musicale fu impegnata in circa quaranta occasioni26, non soltanto nelle Marche: a Lugo di Romagna per i funerali di Francesco Baracca (1918), a Ravenna e Milano per il VI Centenario Dantesco (1921), a Bologna per i “Concerti Spirituali” (1923) e a Lovere di Bergamo per la Beatificazione di Suor Capitanio (1926).

Pure nei momenti in cui il numero dei cantanti era ridotto, come negli anni della Prima Guerra Mondiale, Tebaldini diede prova di maestria non facendo perdere autorevolezza alla buona musica, posta sapientemente al servizio della liturgia. E, per raggiungere i suoi obiettivi, spesso sollecitava gli amministratori laici e religiosi ad adottare provvedimenti urgenti. In una circostanziata lettera del 25 gennaio 191027 chiedeva la nomina del vice direttore:

[...] Da ben quattro mesi accogliendo l’invito fattomi dalla S. V. Ill.ma, oltre i miei doveri di Direttore, ho assunto l’incarico di M° Vice Direttore durante la vacanza del posto lasciato scoperto con la partenza del M° Donini.

Il lavoro però, a cui in aggiunta ai miei obblighi, mi sono sobbarcato con questo incarico, è tale da costringermi a pregarLa vivamente di voler sollecitare presso il Ministero una soluzione a questo stato di cose, la quale permetta di procedere presto alla nomina di un titolare.

La duplice mansione di M° Direttore e Vice Direttore in una sola persona, se può aver recato qualche buon frutto dal lato disciplinare, riuscendo ad eliminare in tal modo inconvenienti dapprima deplorati, potrebbe nondimeno essere gravida di conseguenze, specialmente se si considera che il lavoro cui debbo attendere è tale - pur dal lato materiale - da non permettermi sempre la medesima energia, la medesima assiduità e la stessa costanza.

La fatica fisica ed intellettuale che, fra Cappella e Scuola, richiede almeno sei ore al giorno di applicazione - quando non siano sette ed anche più - l’obbligo di provvedere nelle altre ore a comporre, preparare ed adottare nuove composizioni rispondenti alle condizioni mutabili del corpo corale, ed alle esigenze del servizio; infine il pericolo, magari in giorni di maggiore impegno, di sentirmi costretto, per indisposizione, a rimanere assente senza possibilità di trovare qualcuno che mi sostituisca temporaneamente nella direzione, esigono che io faccia presente alla S. V. la necessità di addivenire ben tosto alla nomina del M° Vice Direttore, senza del quale - malgrado i miei sforzi di volontà - né Cappella né scuola potrebbero procedere con la dovuta regolarità e con sicuro profitto.

A tutto questo aggiunga che per il lavoro cui mi vado assoggettando sono costretto, a trascurare studi inoltrati, pubblicazioni già iniziate, non solo, ma a rinunciare benanco ad incarichi onorevoli fuori di Loreto, che oltre ad un discreto vantaggio economico, mi consentirebbero un beneficio morale il quale ridonderebbe in pari tempo ad onore dello stesso ufficio che ricopro in questa Cappella.

Per tutte queste riflessioni prego quindi ancora la S. V. di volersi compiacere a sollecitare dall’Onor. Ministero la pubblicazione dell’Avviso di Concorso al posto di M° Vice Direttore vacante. [...]

 

In un’altra28 rappresentava il riprovevole comportamento di due cantori canonici:

 Quale Maestro Direttore della Cappella Musicale della Basilica Lauretana sono nella doverosa necessità di pregare codesto Rev.mo Capitolo di voler provvedere onde abbia a cessare uno stato di cose che se è disdicevole colla nobiltà del culto e delle Sacre Cerimonie, offende in pari tempo la mia stessa dignità d’artista chiamato a reggere l’ufficio che rivesto per un principio ben determinato, non soltanto dalla fiducia di chi mi ha nominato, ma altresì con tutto l’ausilio dell’Autorità Ecclesiastica.

Quel che si ripete da qualche tempo a questa parte nel Coro della Basilica non ha riscontro alcuno in altri precedenti ed è doloroso dover constatare che innanzi alla persuasione in tutti che lo scandalo sia riprovevole[,] nessuna misura si sappia mettere in atto per farlo cessare.

Io non posso né debbo erigermi a giudice e censore in siffatta materia che legalmente non mi compete, ma per quello che si connette colla mia responsabilità debbo dichiarare al Rev.mo Capitolo che non venendo a cessare la causa di una siffatta condizione di cose, sarò costretto, a tutela della mia dignità di direttore della Cappella[,] rivestito ufficialmente dall’Autorità Ecclesiastica di altre mansioni che con tale carica hanno strettissima relazione artistica e morale, a ritirare dal Coro dei Canonici i due Coristi Cantori né a rendere partecipe altrimenti la Cappella nei Vespri Canonicali, alla esecuzione delle Antifone alle intonazioni dei Salmi etc. per non espormi al ridicolo ed al disprezzo di chi assistendo alle Funzioni potesse mai credermi tanto inco[n]scio dei miei doveri al punto da poter coinvolgere indifferentemente la mia responsabilità con quella di coloro i quali dimostrano di non avere alcun concetto della santità delle sacre cerimonie e della dignità ecclesiastica. [...]

 

Durante la guerra auspicava la riduzione dei servizi29:

Compreso del dovere che mi incombe e del diritto morale che, a sensi dell’art. 6-7 e 9 del Regolamento 3 Gennaio 1901, mi appartiene[,] cioè ad un regolare e decoroso andamento artistico della Cappella Musicale di cui da tredici anni sono il Direttore:

poiché nemmeno nelle difficili condizioni presenti non è stato possibile ottenere da Mons. Vescovo né dal Rev.do Capitolo quella riduzione logica di servizi che lo stesso Ministero promise sollecitare e di cui Papa Pio X riconobbe ed ammise l’urgenza, [...] mi pregio assicurarla come, col proposito di dirimere ogni penosa e sterile controversia in questi momenti intempestiva, abbia cercato compilare una disposizione di turni che [...] renda possibile assicurare alla Cappella un assieme sufficiente di cantori in tutte le esecuzioni quotidiane, tanto alle Messe che ai Vespri.

Questo - s’intende - fino a quando l’attuale stato di cose duri immutato; perché in avvenire, se dovessero verificarsi nuovi richiami al servizio militare e nuovi vuoti in Cappella, bisognerebbe escogitare altri mezzi pratici che pel momento credo superfluo esporre [...]

Ad ogni modo la Cappella ed i suoi Maestri faranno come sempre del loro meglio per compiere il proprio dovere senza eccezione veruna. [...]

 

Il 3 luglio 191630, in una risposta al Commissario Deidda, con motivati accenti polemici, lamentava ancora carenze ribadendo i suoi propositi:

 [...] Si fa esso [il Rev.do Capitolo] un esatto criterio dello stato delle cose, che non permette al Maestro Direttore di poter disporre che di tre soli bassi, nessuno dei quali può dirsi realmente tale? [..]

Ora Ella rileva facilmente le contraddizioni che sorgono dalla condotta e dai reclami del Rev.do Capitolo a riguardo della Cappella Musicale. Pur di obbligarla a tutti i servizi quotidiani, anche dinnanzi alla mancanza di personale, dice: cantate magari in tre, che a noi poco importa; e questo per negare ogni più modesto valore all’opera nostra. Alle funzioni solenni invece, per le quali si cerca di fare del nostro meglio, aggiunge: questo non ci basta!

Del resto cosa intende per solennità lo stesso Rev.do Capitolo è presto risaputo quando si pensi che esso, pur in onta alle prescrizioni pontificie, vorrebbe - ed ha tentato tutti i mezzi per arrivarvi - ripristinare le musiche d’altri tempi; cioè quelle che non sarebbero più tollerate nemmeno nei café chantants.

E qui permetta un’altra osservazione di fatto.

Allorquando la Cappella Musicale - col vecchio e col nuovo personale - si trovò a disporre di circa venti voci bianche, di otto tenori e dieci bassi, si eseguirono messe della più grande importanza come la Papae Marcelli di Palestrina, la Patriarchalis di Perosi, la Lauretana di Goller - a noi dedicata - quella di San Giuseppe di Renzi, di San Carlo Borromeo di Mitterer, e di San Francesco di Witt, che da San Pietro a San Giovanni Laterano, da San Marco a Venezia al Duomo di Milano - dalle principali cappelle insomma - si eseguiscono costantemente.

[...] La Cappella Lauretana in questi ultimi tempi ha eseguito alternativamente la Messa Aeterna Christi munera di Palestrina; L’Eucharistica di Perosi; la Solenne a 3 voci di Dobici; la Costantiniana di Vittadini; quella in hon.[orem] Immaculatae Conceptionis di Garofalo; e la Postuma a 3 voci pari di Tomadini: composizioni tutte che fanno parte del repertorio delle migliori Cappelle italiane. [...] Ma trovano grazia presso i miei censori queste composizioni, pur di insigni maestri? Sarebbe assurdo sperarlo.

La qual cosa mi ammaestra e mi determina intanto ad eliminare dal repertorio della Cappella la mia musica edita ed inedita che sia. [...]

Non rinuncerò tuttavia al canto gregoriano. La più bella conquista musicale del secolo XIX; quella che la storia, la critica, l’estetica e la liturgia hanno consacrato come base di rinnovamento dell’arte; su di cui compositori di grido hanno innalzato l’edificio delle proprie creazioni togliendo a prestito da essa gli elementi tonali e ritmici riapparsi a noi come le antiche ogive[,] le cuspidi o i mosaici celati da secoli alla vista delle generazioni; quel canto che fece ripetere a molti lo storico: revertemini; quel canto che i teologi appellarono opus Dei, non può essere dalla Cappella lauretana abbandonato o pure usato come semplice ripiego nei giorni di servizi ordinari. Ben altro posto gli ha dato il compianto Pontefice Pio X nel suo mirabile Motu proprio sulla musica sacra che ha dichiarato doversi osservare quale Codice giuridico e che il Capitolo della Basilica di Loreto non si cura, nonché di praticare, neppure di rispettare disciplinarmente, se gli altri intendono attenervisi.

[...] Nondimeno io non muterò d’una linea la via che seguo dal 1889 nella pratica della direzione di tre insigni Cappelle e di un R. Conservatorio di musica. Tacerò io con le mie composizioni, ma non farò tacere né il canto gregoriano né la classica polifonia quando mi si offra l’opportunità di eseguirla. [...]

 

I problemi, le riforme, i meriti che hanno fatto la storia della Cappella, almeno parzialmente, possono essere desunti anche dal “memoriale” dello stesso  Tebaldini, scaturito da un articolo anonimo uscito su “L’Ordine” di Ancona31.

Le accuse iniziali erano dirette all’Amministratore Lodrini (già scomparso) che, secondo lo scrivente, aveva richiesto e ottenuto, presso il Ministro Gianturco, la radicale riforma della Cappella Musicale del 1901.

In verità, in una lettera dell’ottobre 1916 Tebaldini chiariva32:

[...] da artista e da musicista squisito quale egli era, [Gianturco] la vagheggiò precisamente dopo aver assistito in incognito ad alcune esecuzioni della Cappella medesima, esecuzioni che non lo convinsero, anzi che lo persuasero della necessità di una radicale riforma tanto nell’organizzazione quanto nell’indirizzo artistico. Di conseguenza nell’aprile del 1898 mandò qui l’illustre maestro Enrico Bossi - attualmente direttore del Liceo musicale di S. Cecilia in Roma - a compiere una prima inchiesta con l’incarico di studiare e di proporre gli opportuni provvedimenti. [...]

L’articolista non riscontrava vantaggi qualitativi nella riforma, denunciava l’aumento dei costi per Direttore, Vicedirettore, organisti e cantori (passati dal numero di 16 a 40) e disapprovava l’istituzione della Schola Cantorum.

Tebaldini, che dirigeva la Cappella da quattordici anni, si sentì chiamato in causa, ma rinunciò a rispondere dalle colonne del quotidiano “perché, in quest’ora trepida della Patria nostra mi è sembrato disdicevole occupare la stampa delle vertenze locali nelle quali rancori mal repressi, e le vanità personali ma soddisfatte si tradiscono - per quanto celate - ad ogni frase, ad ogni periodo.”

Il 22 ottobre 1916 indirizzò il ‘memoriale’ “A Sua Eccellenza | l’Onorev. Ministro di Grazia Giustizia | Roma33. In esso respingeva ogni critica e, a proposito dell’aumento delle spese, domandandosi ironicamente chi avesse potuto attestarlo, elencava i nomi dei personaggi che avevano apprezzato le esecuzioni loretane, facendo emergere, indirettamente, il prestigio della Cappella:  

[...] Vincenzo Goller Direttore della Scuola di Klosternburg presso Vienna il quale, dopo aver assistito ad alcune audizioni della Cappella Lauretana, dedicò ad essa uno de’ suoi migliori lavori; o l’Hemmersbach[,] Direttore del coro cattolico di Cincinnati; o Emanuele Gianturco stesso, che pure venne a Loreto dopo la riforma della Cappella; o Luigi Illica - poeta ed artista a tutti noto - che qui passarono alcuni giorni? Forse Edoardo Mascheroni[,] il direttore d’orchestra celebrato; o Gaetano Coronaro che insegnò composizione al Conservatorio di Milano e che qui assistette ad una esecuzione della Missa Papae Marcelli di Palestrina? Forse l’Abate Ambrogio Amelli di Montecassino, musicologo insigne, o il Direttore Generale per le Belle Arti Corrado Ricci, o Primo Levi[,] già critico d’arte della Ragione, o l’eminente compositore francese Vincent d’Indy, o l’Abbé Coutourier della Maîtrise del Seminario di Langres, o il Padre Angelo De Santi[,] Presidente della Associazione Italiana di Santa Cecilia e della Scuola Superiore di Musica Sacra in Roma? Forse Giorgio Barini della Tribuna e della Nuova Antologia; o Guelfo Civinini del Corriere della Sera od Alessandro Bacchiani del Giornale d’Italia o Giuseppe Petrocchi della Vita e del Messaggero di Roma che della Cappella di Loreto si occuparono a più riprese? O forse Paul Sabatier, che da qui partì profondamente commosso attestandomi per iscritto la sua ammirazione; o Pietro Mascagni o Luigi Mancinelli che pur di recente elogiarono i nostri sforzi intesi a dare all’istituzione un indirizzo consentaneo alla riforma praticata ormai in tutte le chiese del mondo? [...]

 

Tebaldini obiettava che l’onere economico non era gravoso rispetto alla qualità delle esecuzioni:

[...] Milleduecento servizi annui fra solenni[,] semisolenni ed ordinari, costano all’Amministrazione di Santa Casa £ 26300? [...] Riducendo in cifre proporzionali questa somma si viene ad avere la media di £ 22 per servizio cui concorrono nei solenni e semisolenni un Maestro, un Organista e dalle 25 alle 30 voci; e negli ordinari un Maestro, un Organista e circa 8 o 10 voci. [...]

 

Pur riconoscendo che i giovani di Loreto erano pressoché analfabeti, anche a causa della chiusura di alcune scuole superiori, Tebaldini difendeva l’esistenza della Schola Cantorum:

[...] Faccio notare un’altra volta che l’istituzione delle Scholae puerorum fu, da noi e dovunque, fonte di vera gloria artistica attraverso parecchi secoli (Pierluigi da Palestrina fu in Roma il magister puerorum per eccellenza, ed i suoi discepoli divennero tutti grandi maestri compositori[,] alcuni dei quali si trovarono ad occupare pur la carica di maestro della Cappella Lauretana); che esse sono state da per tutto ripristinate e che a Loreto precisamente, in parecchi periodi di tempo (compreso l’attuale tanto difficile per cui sei adulti si trovano sotto le armi ed altri quattro ammalati quasi in permanenza), la Scuola di canto dei ragazzi ha permesso alla Cappella di attendere con sufficiente regolarità e decoro artistico al proprio compito. Se oggi non contasse al suo attivo la scuola di canto dei ragazzi[,] certo la Cappella Lauretana difficilmente potrebbe attendere ai suoi numerosi servizi.

Ma debbo pur far rilevare che non la logica ed inevitabile alternativa degli elementi può influire a danno dell’affiatamento degli esecutori - ché altrimenti tutte le rappresentazioni teatrali e tutti i concerti nel modo come si svolgono periodicamente per le città d’Italia con elementi sempre diversi dovrebbero peccare di impreparazione - bensì quella fissità assoluta del personale che portasse a disporre soltanto di cantanti con venti, venticinque o più anni di servizio, obbligati a tre, quattro e talvolta perfino a cinque esecuzioni quotidiane. Questo precisamente ingenererebbe una stasi nell’andamento artistico della Cappella, che si risolverebbe in una deplorevole routine di cui l’istituzione Loretana per l’appunto ha sentito anni addietro tutte le conseguenze deleterie. Ecco a tale proposito quello che scrisse il Maestro Enrico Bossi nella sua relazione del giugno 1898: “I servizi giornalieri spettanti alla Cappella[,] fra quelli d’obbligo e quelli eventuali, sono tali e tanti da raggiungere perfino il numero di cinque in una sola mattina; aggiungendovi quelli del pomeriggio, il servizio diviene così gravoso che è facile immaginare come possa venire disimpegnato. La stanchezza morale e materiale invade organista e cantori; quindi una premura, una fretta di sbrigarsi al più presto possibile a tutto scapito dell’arte e del Culto. Per questo imperioso amore di brevità si allestiscono esecuzioni dimesse dette a Cappella e per non occupare di soverchio la mente[,] si ripete nella stessa mattina due, tre o quante volte occorra, la stessa musica che finisce col deprimere lo spirito degli esecutori e degli ascoltanti.”

Invocare quindi un ritorno al passato prossimo in questo senso, come dimostra di desiderare il Sig. Domenico Santori, significa non possedere neppure la più elementare nozione dei bisogni e delle finalità di una istituzione artistica pari ad una Cappella musicale; significa fare del dilettantismo rettorico e null’altro. [...]

Il proposito di Emanuele Gianturco Ministro fu uno solo e preciso: finirla una buona volta con quanto in fatto di musica sacra si praticava in passato nella Basilica di Loreto. Il richiamo della Commissione Ministeriale a questo programma traccia oramai decisamente la via alla Cappella musicale anche per l’avvenire, e noi la seguiremo fedelmente.

Resta a vedersi chi abbia insinuato alla Commissione predetta che la nostra scuola di canto corale la quale fino ad ora, per quanto in tutti i modi avversata, ha istruito con discreto profitto una sessantina di allievi[,] sia divenuta assembramento volgare di giovanetti senza sentimento artistico e senza preparazione per il loro avvenire. [...]

Posso ricordare che cinque degli alunni della classe di canto della Cappella passarono alla Scuola di Pianoforte ed Organo retta dall’Organista titolare Maestro Cav. Ulisse Matthey; che dodici dei nostri allievi fatti adulti entrarono in Cappella in qualità di coristi effettivi, che dieci di essi si dedicarono allo studio di un istrumento nella locale banda cittadina da me fondata - con sacrificio personale da nessuno finora tenuto in considerazione - per aver modo di tenere raccolti gli elementi della Cappella e per assicurare loro qualche vantaggio avvenire. Infatti dei medesimi quattro al momento del servizio militare entrarono nelle bande del reggimento quali musicanti effettivi, ed uno infine, giovanissimo, poté concorrere e conseguire una borsa di studio - caso mai verificatosi a Loreto - al R° Conservatorio di Musica di Parma ove io l’ò presentato e dove attende con profitto a prepararsi precisamente il proprio avvenire.

Cosa avrebbe dovuto fare di più la nostra scuola nelle condizioni di isolamento e di abbandono in cui è stata costretta a vivere? Ma pur allargando le indagini morali[,] devo far presente al Ministero che tutti i nostri giovani cantori della Cappella sono divenuti prodi e laboriosi cittadini, alcuni dei quali in ottima posizione sociale; debbo rammentare che nelle file dell’esercito essi hanno combattuto con esemplare coraggio e che alcuni sono caduti da prodi col nome d’Italia sulle labbra e sul cuore. [...]

 

Circa il presunto fallimento della riforma, faceva rilevare:

[...] La Cappella Musicale Lauretana, nella sua nuova formazione, funziona da ben dodici anni. Nel frattempo ha veduto lasciare il servizio per morte e per collocamento a riposo dieci dei vecchi cantori; sei altri adulti di nuova nomina si sono allontanati per cambiamento di domicilio; cinque volte ho rinnovato il contingente dei ragazzi con una sessantina di voci ed al momento presente conta sotto le armi altri sei cantori adulti oltre al Vice Maestro.

Malgrado questo ha assolto sempre il proprio compito preparando, pur in solenni occasioni rimaste memorabili, esecuzioni importanti di musica antica e moderna cui potettero assistere, con palese soddisfazione, personalità eminenti pari a quelle più addietro nominate. Chiamata più volte fuori di Loreto - in Ancona, a Teramo, a Jesi ed in parecchie città minori delle Marche - seppe farsi onore destando ovunque il maggiore interesse per la riforma della musica sacra che con questo mezzo andava sempre più diffondendosi e propagandosi pur in questa regione. Rinnovò da capo a fondo il suo repertorio costituito da trentacinque messe e da altre trecentocinquanta composizioni staccate per messe e vespri, comprendendo in esse autentici capolavori di musica sacra. [...]

Oh certamente non tutto quello che si sarebbe dovuto e potuto fare a Loreto per la riforma ab imis della sua storica Cappella musicale è stato compiuto! Ma per quali cause? Lo disse il Comm. Pietro Verber che rimase a Loreto come inquirente alla Santa Casa per quasi un anno, nella sua relazione a stampa presentata a S. E. il Ministro di Grazia e Giustizia sino dal 1908:

“Purtroppo contro questa Istituzione sono sorti gli interessati a mantenere i vecchi sistemi e però uno stuolo di falsi cantori e di oppositori sistematici di ogni riforma vorrebbe in nome di un diritto quesito al mantenimento di vecchi metodi, che si tornasse all’antico (non quello proclamato da Giuseppe Verdi certamente. G. T.). Siffatti acri e violenti attacchi dimostrano soltanto quanto si mantenga basso il livello della cultura”. [...]

La Commissione Ministeriale ha ricordato l’incarico datomi di compiere appositi studi per vedere quel che convenga fare onde assicurare l’avvenire alla Cappella Musicale di Loreto e sviluppo positivo alla Schola Cantorum. L’On. Ministero con lettera del 2 Marzo 1916 al R. Commissario per l’Amministrazione di Santa Casa sollecitava in proposito pur da parte sua tale relazione che io attesi a preparare nell’imminenza della pubblicazione del nuovo Statuto. Essendo ciò avvenuto sarà mia premura presentare nel più breve tempo possibile un memoriale dettagliato.

Debbo però ripetere quanto in proposito ho già altre volte affermato.

L’Istituzione a Loreto di una Scuola superiore di musica sacra, caldeggiata pur dalla Commissione Ministeriale - la quale tragga elemento di vita dalla Cappella della Basilica - per l’esperienza e per la conoscenza dell’ambiente ormai acquisita ritengo sia da scartare in modo assoluto. Mancano troppi coefficienti qui per dar vita a consimile organismo. E mi riservo di comprovare il mio asserto.

Basta a mio avviso amalgamare la Cappella e la sua scuola con una istituzione complementare la quale ai nostri allievi che dimostrassero attitudini sufficienti offrisse modo di avviarsi verso la professione dell’arte musicale in genere. Per questa via credo di avere io stesso ottenuto qualche discreto risultato.

Ma ogni azione verrà inesorabilmente paralizzata se non si saprà addivenire ad una equa e logica riduzione dei servizi di Cappella. Milleduecento quanti sono rimasti pur dopo una limitata revisione concessa dal Vescovo e dal Capitolo, costituiscono un assurdo artistico che non potrà mai permettere di conseguire quei risultati cui la mente vivida e l’animo esteticamente educato di Emanuele Gianturco Ministro mirarono con la iniziata riforma. [...]

 

Nel 1925 il lavoro di Tebaldini ebbe anche il riconoscimento del Ministero della Pubblica Istruzione che, volendo istituire “una Discoteca intesa a raccogliere i Canti nazionali e regionali d’Italia, nonché le esecuzioni offerte da masse corali ed orchestrali in uno a quelle dovute ai più insigni interpreti del bel canto italiano”34, commissionò alla Società del “Grammofono”, facente capo alla “Voce del Padrone”, una serie di nove dischi doppi con esecuzioni della Cappella Musicale di Loreto35 e quelle della Cappella Sistina di Roma.

Altra attività altamente meritoria di Tebaldini nel periodo loretano, che ne stimolò di analoghe altrove, fu il riordino e la catalogazione di opere musicali di alto valore conservate presso l’Archivio della Santa Casa. Già a Venezia e a Padova aveva condotto ricerche del genere riesumando, con intenti non solo archeologici ma propositivi, un inestimabile patrimonio. L’erudito e appassionato studio, finalizzato a valorizzare e a far conoscere antiche partiture per lo più di musica sacra - non solo dei maestri che diressero la Cappella, ma di quanti ne avevano fatto dono alla medesima - delle quali fino ad allora si ignorava perfino l’esistenza, fu condotto per espresso desiderio degli amministratori laici del Santuario36 e pubblicato nel 1921 con il titolo L’Archivio Musicale della Cappella Lauretana - catalogo storico-critico37. Nell’introduzione il maestro si augurava che si potesse giungere a una completa e vera restaurazione dell’antica (non della vecchia) musica sacra della scuola lauretana cinquecentesca e secentesca. E nella Prefazione spiegava:

[...] I libroni a stampa o manoscritti, se appaiono tuttora discretamente numerosi e pregevoli per i nomi celebrati che li fregiano, salvo casi singoli, come il Palestrina, non sono però mai stati messi in partitura; quindi per la maggior parte rimangono lì, ancora oggi, muti testimoni indecifrati di un’età passata [...].

[...] È da augurarsi che questo primo passo permetta in seguito, non solo di riparare con restauri librari abili e sicuri, i volumi rimasti in dominio della polvere corroditrice e di manomissioni ignoranti, ma pure di pubblicare periodicamente, in edizioni e partiture moderne, le più importanti composizioni dovute a quei maestri insigni della Cappella loretana [...].

Questo mondo lontano di vita spirituale ed intellettuale occorre dunque evocare ed è doveroso far risorgere - nell’ora difficile che il Paese nostro attraversa - onde il culto delle memorie patrie, pur nelle ristrette mura delle città lontane o dei più piccoli centri, possa divenire sano alimento di esistenza morale, ragione di legittimo orgoglio cittadino, di forza e di energia che valgano a preparare alla Patria quell’avvenire prosperoso il quale, illuminato dalla luce del passato e sorretto dalla coscienza delle nostre virtù secolari abbia a mantenersi nelle aspirazioni e nei cuori di tutti i cittadini della più Grande Italia.

[...] A restituire all’arte sacra la sua dignità: a reintegrarla ne’ suoi diritti storici, varrà senza dubbio la restaurazione, la conservazione materiale, e la rivelazione spirituale di quel patrimonio che attesta in modo superbo della antica grandezza. [...]

Il giorno nel quale sarà possibile raccogliere, trascrivere e ristampare le migliori composizioni degli antichi maestri loretani, quel giorno sarà di giusta ed auspicata rivendicazione della sana tradizione che nei tempi a noi più prossimi doveva pur troppo traviare, per rimanere poscia soffocata ed inulta da una sequela di volgarità senza nome [...]

Quando e Porta ed Hai [!], e Ferretti e Zoilo, e Cifra e Pace potranno come accompagnarsi a Melozzo da Forlì, a Luca Signorelli, a Lorenzo Lotto, ai Calcagni, al Vergelli ed ai Lombardi; o quanto meno, allorché le opere giganti, pur di apparenti modeste proporzioni di quei maestri insigni, potranno apparire in luce, allora soltanto la rinascenza vera dell’arte, nei suoi vari atteggiamenti, potrà dirsi ripristinata nella monumentale Basilica lauretana. [...]

 

Negli anni di permanenza a Loreto Tebaldini compositore si dedicò soprattutto alla produzione di musica sacra, stimolato dalle festività liturgiche che, nella solennità della Basilica, acquistavano un particolare significato. Tra le opere più note Caecilia Famula tua Domine (1903); Litanie Lauretane (1904, per il cinquantenario della definizione del dogma della Immacolata Concezione); Missa Solemnis in honorem B. M. V. Lauretanae Coelestis Patronae Omnium Aeronautarum (1921, edita da Boileau et Bernasconi di Barcellona); Meditazione (1926, con dedica al Conte Pio Ranuzzi De’ Bianchi, parente del Vescovo di Loreto); Caeciliae Nuptiae (completata nel 1931); Quintetto pel Natale (1933); Il Sacro Poema della Pentecoste (1938).

All’Archivio Storico della Santa Casa egli lasciò oltre 100 spartiti di sue composizioni38, in gran parte autografe, varie trascrizioni di antiche partiture e materiale documentario.

Quando nel 1925 andò in pensione e assunse incarichi fuori, Loreto restò per lui il luogo dove far ritorno dopo periodi di peregrinazioni; dove rifugiarsi a lavorare in pace. Avendo ricevuto la nomina di direttore perpetuo ad honorem della Cappella, veniva ancora chiamato ogni anno a dirigere alcune esecuzioni solenni. Questo lo ricompensava per il coscienzioso, competente lavoro svolto e ridimensionava le incomprensioni39.

Fu proprio lì che, scosso dall’uccisione dei fratelli Paolo e Bruno Brancondi ad opera dei nazi-fascisti, sentì l’urgenza di comporre Epicedio40 che, nella versione per organo del M° Adamo Volpi41, veniva eseguito annualmente per la ricorrenza dell’eccidio.

Solo durante la guerra il musicista si trasferì stabilmente a San Benedetto del Tronto, presso la figlia Brigida. A Loreto, dove aveva voluto far costruire la tomba di famiglia, tornava di tanto in tanto per ritrovare gli affetti mancati prematuramente: le figlie Lina, Marie e la moglie Angioletta Corda. Ora anch’egli e la figlia Brigida sono sepolti nella quiete di quel cimitero ai piedi del colle dominato dall’amata Basilica che, grazie al Maestro Arturo Sacchetti - direttore artistico della Rassegna Internazionale di Musica Sacra “Virgo Lauretana” del 2002 - ha sentito riecheggiare le note di sette sue composizioni42 eseguite per il “Memorial” dedicatogli nel cinquantenario della scomparsa.

La cittadina lo ricorda nell’intitolazione di una via, come pure Brescia, San Benedetto del Tronto e Roma.

Alla luce degli accadimenti culturali degli ultimi decenni la molteplice attività svolta da Tebaldini, con totale dedizione e coerenza, appare ancor più esemplare. La sua scelta di operare specialmente in favore della musica sacra, oltre che dalla fede cattolica, derivava da un’acuta analisi storica, dalla necessità di ridare dignità e senso a un genere alla base della nostra civiltà; dagli interessi tutt’altro che personali di chi credeva nella musica quale espressione artistica legata a contenuti umani e spirituali e non come mezzo per compiere astrazioni tecnico-linguistiche, più o meno trasgressive, o vuoti virtuosismi.

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1. Tebaldini, come direttore del Conservatorio di Parma, si era impegnato per rendere più efficiente la struttura scolastica, eliminando soprusi e privilegi; aveva istituito una cattedra di Canto gregoriano e polifonia; si era adoperato per dare agli studenti una formazione interdisciplinare e per metterli a diretto contatto con le più alte espressioni musicali del tempo; aveva costituito con gli studenti un’orchestra di quaranta elementi e via dicendo.

 

2.  La Commissione era composta dal conte Enrico di San Martino Valperga, Giacomo Puccini, Francesco Lurani, Stanislao Falchi, Giuseppe Depanis, Antonio Scontrino, Giuseppe Gallignani e Alessandro Costa. Si era riunita il 18, 19, 20 e 22 marzo 1902 per esaminare i titoli di undici aspiranti al posto, dopo aver stabilito i seguenti criteri di valutazione: “[...] per primo luogo la nomina a maestro direttore di una fra le principali cappelle d’Italia e le buone prove date in tale ufficio; in secondo luogo la musica sacra composta, sia a sole voci, sia con accompagnamento di organo e d’orchestra; in terzo luogo i lavori teorici e pratici sul canto gregoriano; e finalmente il diploma di maestro-compositore, ottenuto in qualunque dei principali istituti musicali d’Italia. [...]”. Erano stati selezionati tre nomi: Antonio Cicognani, Remigio Renzi e Giovanni Tebaldini. La scelta era caduta su quest’ultimo il quale presentava un curriculum più ricco degli altri: nomine a direttore della Schola Cantorum della Basilica di S. Marco a Venezia e della Cappella Musicale della Basilica di Sant’Antonio a Padova; nomina per concorso a direttore del R. Conservatorio di Musica di Parma; offerta di nomina a professore d’organo e canto corale nel Conservatorio di Napoli e a maestro della Cappella di Santa Maria Maggiore di Bergamo; attestato di licenza della scuola di musica sacra in Ratisbona; traduzione dal tedesco del Trattato di composizione di Peter Piel; Metodo per lo studio dell’Organo moderno, in collaborazione col M° Bossi; regola per l’educazione delle voci; premio della R. Accademia Filarmonica di Roma nel concorso per una Messa a sole voci (in collaborazione con Bossi) e direzione al Pantheon delle parti da lui composte; cinque premi ai concorsi della Schola Cantorum di St. Gervais di Parigi; pubblicazioni storico-critiche; composizioni musicali sacre. La Commissione, visto che Tebaldini tra i titoli aveva quello della nomina a direttore del Conservatorio di Parma e che il suo operato era stato oggetto di una inchiesta ministeriale, deliberò di chiedere delucidazioni in merito al Ministero della Pubblica Istruzione. Il Ministro si compiacque di comunicare il parere della propria Commissione Consultiva che aveva giudicato l’opera del Tebaldini “degna di lode e d’incoraggiamento per le salutari riforme coraggiosamente praticate in quell’Istituto”.

(Relazione sul concorso al posto di maestro-direttore della Cappella musicale della Santa Casa di Loreto, “Bollettino Ufficiale”, 8 maggio 1902; pubblicata in estratto, Roma, Cecchini, 1902, pp. 3-5)

 

3.  Tebaldini aveva diretto la Schola Cantorum della Basilica di San Marco a Venezia dal 1889 al 1894 e, da quell’anno al 1897, la Cappella Musicale della Basilica di Sant’Antonio a Padova.

 

4. Si tratta delle pubblicazioni La musica sacra nella storia e nella liturgia (1893), La musica sacra in Italia (1894), L’Archivio musicale della Cappella Antoniana in Padova (1895) - che aveva avuto i consensi di Verdi e Boito - e di altri saggi apparsi sui periodici “Gazzetta Musicale di Milano” e “Rivista Musicale Italiana”, a cui egli collaborava.

 

5.  I riconoscimenti gli erano giunti dalla Schola Cantorum de “La Tribune de Saint-Gervais” di Parigi per le composizioni Six Versets d’Orgue, Trois pièces d’Orgue e Missa Solemnis in honorem Sancti Antonii Patavini, pubblicate rispettivamente in “Répertoire Moderne de Musique...”, (edizione della stessa Schola Cantorum del 1896, ristampa di Otto Gauss nel III volume dell’“Orgel Compositionen”, Ed. Coppenrath, 1909); da Rieter et Biedermann di Lipsia nel 1897; da Ricordi nel 1899.

 

6.  Emanuele Gianturco (Avigliano, Potenza 1857 - Napoli, 1907) studiò da privatista con il fratello Giuseppe che seguì a Napoli, Reggio Calabria e Potenza dove concluse gli studi liceali. Contemporaneamente si dedicava alla musica. Frequentò la facoltà di giurisprudenza e il Conservatorio “San Pietro a Majella” a Napoli. Laureatosi nel 1879, abbandonò gli studi musicali per intraprendere la professione di avvocato. Collaborò a riviste giuridiche; divenne libero docente in diritto civile aprendo una scuola privata nella sua abitazione, segnalata come la più fiorente e frequentata della città. Vinse i concorsi per le cattedre nelle Università di Perugia, Macerata e Messina, ma le rifiutò per restare nel capoluogo partenopeo. Nel 1889 divenne titolare della cattedra di diritto civile all’Università di Napoli. Fu eletto deputato e riconfermato per cinque legislature, ricoprendo diverse cariche di ministro. Come titolare del dicastero dei Lavori Pubblici realizzò la statizzazione delle ferrovie.

 

7.  Giuseppe Sarto Melchiorre (Riese, Treviso, 1835 - Roma, 1914), papa (1903-1914). Durante il suo pontificato riformò il breviario romano; curò l’istruzione catechistica; avviò la codificazione del diritto canonico; riorganizzò la curia; diede impulso al canto sacro ristabilendo l’uso liturgico del gregoriano con il Motu proprio. Rafforzò il controllo della gerarchia sull’Azione Cattolica (enciclica Il fermo proposito, 1905); nei riguardi del rinnovamento negli studi teologici, nella formazione del clero, nella storia ecclesiastica, nell’esegesi biblica. Sul piano politico concesse una mitigazione col non expedit, permettendo ai cattolici di partecipare alle elezioni politiche. Conobbe Tebaldini nel periodo veneziano e lo incoraggiò a lavorare per l’applicazione della riforma della musica sacra, cosa che il musicista fece con grande dedizione e per molti anni. Nel 1906 lo nominò Cavaliere di San Silvestro.

 

8.  Guerrino Amelli (Milano, 1848 - Montecassino, Frosinone, 1933) fu sacerdote della diocesi di Milano, addetto alla Biblioteca Ambrosiana. Autodidatta di musica, conobbe il movimento ceciliano in Germania. Nel 1874 fu relatore sulla musica sacra al primo Congresso Cattolico Italiano di Venezia, quando furono gettate le fondamenta per l’Associazione Italiana di S. Cecilia e per la restaurazione della musica sacra. Diede vita al periodico “Musica Sacra” che uscì dal 15 maggio 1877. Fondò a Milano la prima scuola di musica intitolata a S. Cecilia, frequentata anche da Tebaldini. Nel 1885 si fece monaco benedettino con il nome di Ambrogio Maria e si trasferì nell’Abbazia di Montecassino. La rivista “Musica Sacra” fu rilevata dal conte Lurani, da Giuseppe Terrabugio e Marco Enrico Bossi; Giuseppe Gallignani ne divenne il direttore e Tebaldini il redattore. Alla morte di Amelli, Tebaldini scrisse un sentito necrologio sul “Bollettino Ceciliano” (n. 9, settembre 1933).

 

9.  Giuseppe Gallignani (Faenza, 1851 - Milano, 1923) studiò al Conservatorio di Milano e fu Maestro di Cappella del Duomo del capoluogo lombardo, incarico che tenne fino al 1894. Diresse il periodico “Musica Sacra” e, dal 1891 al 1897, il Conservatorio di Parma. Passò alla direzione di quello di Milano dove restò fino al 1923. Il 14 dicembre dello stesso anno, dopo il collocamento a riposo, morì suicida. È autore di sette opere teatrali per alcune delle quali ha scritto i libretti. Attento riformatore della musica sacra, ne organizzò i primi congressi con Tebaldini e altri: a Soave (1888), Milano (1891), Parma (1894). In seguito si ritirò dal movimento per dissensi con l’autorità ecclesiastica.

 

10. Giuseppe Terrabugio (Fiera di Primiero, Trento, 1842 - ivi, 1933), compositore. Studiò a Padova, poi a Monaco con Rheinberger. Costante propugnatore della necessità di una riforma, a Milano fondò, con don Guerrino Amelli, il periodico “Musica Sacra” (di cui fu proprietario dal 1885 al 1924, inizialmente con M. E. Bossi e il conte Lurani) e una piccola scuola musicale per diffondere i principi ceciliani. Scrisse molte composizioni nel rinnovato stile liturgico, lavori sinfonici e brani organistici.

 

11.  Luigi Inzaghi, Notizie su Giovanni Tebaldini in La musica a Milano, in Lombardia e oltre, II, a cura di Sergio Martinotti, Milano, Vita e Pensiero, 2000, pp. 387-397.

 

12. Enrico Magni Dufflocq, critico musicale milanese, autore di una Storia della Musica in più volumi  (Ed. S.E.L., Milano, 1929-1933).

 

13. Le lettere del Beato a Tebaldini sono state donate da quest’ultimo all’Istituto Artigianelli di Brescia che le conserva nell’Archivio Storico. Sono pubblicate in Cabra Pier Giordano, Piamarta, Brescia, Queriniana, 1997.

 

14. In chiesa si ascoltavano pezzi ballabili, oppure tratti da opere liriche come La donna è mobile; Parigi, o cara, noi lasceremo; per non dire di Infelice, il veleno bevesti (suonato al momento della Comunione) o di Eri tu che macchiavi quell’anima (all’Elevazione).

 

15. Remo Volpi, Giovanni Tebaldini maestro direttore della Cappella Lauretana, “Annali della Santa Casa”, a. LV, Loreto, settembre 1952, pp. 128-129 (testo riportato in parte nell’“Appendice” che segue).

 

16. Note italiane | Loreto, settembre, a. XXVII, n. 10, Milano, ottobre 1903.

 

17. Tra gli ospiti della città mariana: il paleografo e musicologo Ambrogio Amelli, il giurista Adeodato Bonasi; lo statista Urbano Rattazzi; il librettista e poeta Luigi Illica; il direttore delle Antichità e Belle Arti del Ministero Corrado Ricci; i giornalisti Primo Levi (l’Italico) e Giovanni Borelli; il critico Giorgio Barini; S. M. la Regina Margherita; i musicisti Pietro Mascagni, Luigi Mancinelli, Edoardo Mascheroni, Alberto Franchetti, Vincenzo Goller, Gaetano Coronaro, Vincent d’Indy; la cantante Pina Bitelli Agostini; il commediografo Silvio D’Amico; lo scrittore Luigi Orsini; il ministro Gianturco; il latinista Giuseppe Albini; i pittori Adolfo De Carolis, Augusto Mussini e altri.

 

18. Giuseppe Radiciotti (Jesi, 1858 - Tivoli, 1931), laureato in lettere, ha insegnato per anni al Liceo Classico di Tivoli. L’attività di musicologo gli ha fatto meritare un posto di prim’ordine. Scrisse importanti saggi, soprattutto su autori marchigiani, quali Pergolesi e Rossini. Di quest’ultimo approntò una biografia in tre volumi che riscosse il favore della critica. Ridusse, per canto e pianoforte, l’opera Livietta e Tracollo. Redasse anche un Dizionario bio-bibliografico dei Musicisti Marchigiani, rimasto inedito.

 

19. Giuseppe Radiciotti, La Cappella Musicale di Loreto, “Rivista Marchigiana Illustrata”, a. IV, n. 4, aprile 1907, pp. 145-149. Il testo è riportato nell’“Appendice” di questa edizione.

 

20. L’articolo La nostra propaganda fu pubblicato nel numero di aprile-maggio 1906 (pp. 63 e segg.).

 

21. Dati del periodico: a. V, gennaio 1906, p. 37.

 

22. Ernesto Bartolucci, Loreto centro e scuola di musica sacra, 2 settembre 1906. Altri stralci di recensioni sulle esecuzioni della Cappella Lauretana sono nell’“Appendice” di questa edizione.

 

23. Tito Maria Dupont, Riforma e decadentismo della Cappella Musicale Lauretana | Lettera aperta a SS. Pio X, cit.

 

24. Nel 1910 la Banda, costituita da un paio di anni, venne intitolata a Francesco Basily. Nel 1911 il M° Barbieri fu incaricato della sua direzione. Nel 1915, quando i giovani furono richiamati alle armi, fu sciolta. Cinque anni dopo, con l’intervento dell’Amministratore, venne ricostituita sotto la direzione del M° Quirino Lazzarini, ma nel 1922 la sua attività cessò di nuovo.

 

25. Vedi lettere di Tebaldini all’Amministrazione in questa pubblicazione.

 

26. Nelle pagine che seguono viene riportato l’elenco (lasciato da Tebaldini) dei luoghi più importanti dove la Cappella musicale si era prodotta.

 

27. La lettera, indirizzata “All’Illmo Sig.or R. Amministratore di Santa Casa Loreto”, ha per oggetto “Concorso al posto di Vice Direttore della Cappella musicale” (prot. n. 255/3). 

[ASSC (busta Cappella Musica, 1860-1919, fasc. 3 “Nomine e collocamenti in riposo”)]

 

28. Lettera da Loreto, datata 26 luglio 1910, senza oggetto, indirizzata “Al Molto Revmo Capitolo Cattedrale della Basilica di Loreto” (n. pos. 2, n. prot. 4).  

[ASSC (busta Cappella Musica, 1860-1919, fasc. 2 “Reclami e controversie”)]

 29. Lettera da Loreto, datata 7 Settembre 1915, indirizzata “All’Illmo Sign. Avv.to Cav. Uff. Eugenio Deidda R. Commissario per l’Amministrazione di Santa Casa Loreto”, avente per oggetto “Servizi della Cappella” (prot. n. 127/1).  [ASSC (busta Cappella Musica, 1860-1919, fasc. 1 “Ordini di Servizio”)]

 

30.  La lettera (cc. 8), autografa di Tebaldini, è indirizzata all’“Ill.mo Sig.or Cav. Uff. Eugenio Deidda R. Commissario per l’Amministrazione di Santa Casa Loreto”; ha per oggetto “Ricorso del M° Direttore al R. Commissario di Santa Casa” (prot. n. 2/142).  

[ASSC (busta Cappella Musica, 1860-1919, fasc. 2 “Reclami e Controversie”)]

 

31.  L’articolo, intitolato L’Amministrazione della Santa Casa di Loreto e il nuovo Statuto, apparve sulla prima edizione del 3 settembre 1916. Non era firmato, ma è attribuibile all’ex sindaco di Loreto Domenico Santori, musicista dilettante, che avrebbe voluto far eseguire le sue composizioni in Basilica e che sulla stampa criticava il nuovo Statuto e l’operato degli Amministratori. Infatti, nella stessa testata erano usciti altri articoli sull’argomento. Sono stati trovati quelli dell’1, 13 e 26 agosto 1916, ma sicuramente ne erano usciti altri, dal momento che sull’articolo dell’1 agosto è scritto “III”.

 

32.  Stralcio dalla minuta autografa del “Memoriale”, più ampia rispetto al testo dattiloscritto trasmesso al Ministro.  [ASSC (busta Cappella Musica, 1860-1919, fasc. 2 “Reclami e Controversie”)]

 

33. Il ‘memoriale’ (16 pagine dattiloscritte) è redatto su carta intestata della “Cappella Musicale ed ha per oggetto “Risposta all’articolo pubblicato dal Sig. Cav. Uff. Domenico Santori ex Sindaco di Loreto nel giornale l’Ordine di Ancona del 3 Settembre 1916”.  [ASSC (Cappella Musica, busta10, fasc. 1)]

 

34.  Dalla lettera di Tebaldini (Loreto, 20 luglio 1927), intestata “Amm.ne Santa Casa di Loreto” e indirizzata “All’Ecc.za Sig.or Marchese D. Francesco Antici Mattei R. Amministratore di Santa Casa Loreto” (tit. 40, prot. 1048), riportata, in fotocopia, nell’“Appendice” della tesi di Shirley (Maria) Philibert, G. Tebaldini e la Cappella Lauretana nella riforma musicale di Pio X, Pontificio Istituto di Musica Sacra, Roma, Anno Accademico 1974-1975.

 

35.  La brochure delle incisioni discografiche è riprodotta nell’“Appendice” di questa edizione. Al riguardo Tebaldini, in una lettera scritta da Napoli il 18.II.1925 alla cantante Pina Bitelli Agostini, precisa:

“[...] Innanzi abbandonare il mio posto di Loreto, la Società Nazionale del Grammofono (associata alla “The Grammophone Company Limited di Hayes, Middlesex”) - quella del cane e della voce del padrone - mi propose di lasciar grammofonare la Cappella di Loreto. Io, ben comprendendo che questo sarebbe stato l’unico mezzo per riuscire a tramandare qualche ricordo di ciò che si doveva inesorabilmente distruggere, accettai ed a metà novembre si incidettero ben ventun dischi che quanto prima vedrà annunciati in commercio. [...]”.

 

36.  Nel periodo in cui Tebaldini aveva effettuato lo studio erano Amministratori l’Avv. Comm. Eugenio Deidda e l’On. Conte Comm. Gaetano Falconi.

 

37.  Recensioni elogiative e stralci di lettere che parlano della pubblicazione sono riportate nell’“Appendice” di questa edizione. Grazie a tale studio, nel dicembre 1922 Tebaldini venne nominato Socio Ordinario della R. Deputazione di Storia Patria per le Marche e, nel settembre 1924, Socio Ordinario dell’Istituto Marchigiano di Scienze Lettere ed Arti.

 

 38. Le composizioni di Tebaldini, conservate presso l’Archivio Storico della Santa Casa di Loreto, sono elencate nella pubblicazione di Padre Floriano Grimaldi, Guida degli Archivi Lauretani, Roma, Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, 1985, pp. 568-579. Esse sono incluse nel catalogo generale delle sue opere musicali, pubblicato nel sito internet www.tebaldini.it.

 

 39.  Nella lettera alla cantante Pina Bitelli Agostini da Napoli, datata 18.II.1925, Tebaldini informa:

“[...] Io son rimasto direttore perpetuo ad honorem a Loreto con l’incarico di assumere la direzione della cappella in quattro ricorrenze annue per una ventina di esecuzioni. Il mio posto non è stato né sarà occupato da altri... ma intanto la Cappella finirà per anemia. Questo è indubbio e questo è quello che capita a quelli i quali - al pari di me - hanno l’abitudine di sognare troppo. [...]”

  

40.  Composizione per orchestra, in memoria dei Martiri Lauretani Fratelli Brancondi, 29 giugno 1944, edita nella pubblicazione di Luciano Marucci e Luigi Inzaghi, Per un Epicedio, Ascoli Piceno, Grafiche D’Auria, 2001 (solo la partitura per pianoforte, cc. 6). Prima esecuzione: Napoli, Conservatorio “S. Pietro a Majella”, 12 aprile 1948 (Orchestra “A. Scarlatti“; direttore Ugo Ràpalo). Altre esecuzioni: Loreto, Basilica Lauretana, 29 giugno 1948, 1949, 1950, 1951. Prima esecuzione moderna: Loreto, Rassegna Internazionale di Musica Sacra “Virgo Lauretana” (direttore artistico M° Arturo Sacchetti), Memorial nel cinquantenario della morte di Tebaldini, Concerto vocale-strumentale di rappresentanza, per orchestra e voci, Basilica della Santa Casa, 5 aprile 2002 (Columbus Orchestra di Genova diretta dal M° Arturo Sacchetti). Audizioni della registrazione di Loreto: San Benedetto del Tronto, Auditorium (Municipio), 3 maggio 2002; Brescia, Ateneo di Scienze Lettere ed Arti, 10 maggio 2002.

 

 41.  Adamo Volpi (Castelverde, Cremona, 1911 - Loreto, Ancona, 1980) studiò al Conservatorio S. Cecilia di Roma. Per le competenze acquisite fu chiamato a ricoprire il posto di organista nella Basilica di Loreto (1937-1976) e diresse anche la Cappella Musicale (1973-1976). Concertista e improvvisatore, insegnò al Conservatorio di Bari stringendo amicizia con Nino Rota, direttore dell’Istituto. Passò, poi, ad insegnare Organo al “Rossini” di Pesaro. Meritano di essere ricordate le sue composizioni per fisarmonica, strumento al quale, con Liviabella, Ferrari-Trecate, Lattuada e altri, cercò di dare dignità concertistica. È ancor oggi proposta in ambito internazionale il Sacro Preludio, op. 31 per detto strumento. Sua la raccolta Cantiamo a Loreto, comprendente la Messa della Traslazione.

 

42.  Le musiche eseguite erano: Trois pièces d’Orgue (op. 16, 1897); Ad regias Agni dapes (op. 25, n. 2); Caecilia famula tua Domine (op. 36, n. 6, 1903); Quintetto pel Natale (1935); Canto di Penitenza (1940);  Epicedio (1944); Padre, se mai questa preghiera giunga al tuo silenzio (1947).

 

[per la presentazione pubblica del libro vedere sezione Manifestazioni postume / Altri eventi / Loreto]

 

 

 

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