GIOVANNI TEBALDINI E IL TRIENNIO DI PADOVA

di Anna Maria Novelli*

 

 

L’Italia musicale a cavallo tra Ottocento e Novecento è stata ricca di talenti - oggi, purtroppo, pressoché dimenticati -  che hanno dato contributi determinanti all’evoluzione di questo linguaggio artistico universale. Tra chi merita di essere adeguatamente riconsiderato, vi è certamente Giovanni Tebaldini, personaggio dalla solida formazione culturale, dalla spiccata vocazione per l’arte del suono, costantemente guidato da profonda fede religiosa e da rigore morale nel perseguire gli alti ideali in cui credeva.

Da qui il dovere di rivisitarne l’opera multiforme, rimasta nell’ombra per mezzo secolo, soffermandoci su quanto egli ha prodotto nel periodo in cui è stato attivo a Padova.

Tebaldini nasce a Brescia nel 1864 da umile famiglia e, fin da ragazzo, mostra una insolita predisposizione per la musica, allo studio della quale è incoraggiato da un cugino, il futuro beato Padre Giovanni Piamarta1.

Inizialmente è autodidatta, poi segue corsi di violino e pianoforte. A soli quindici anni viene scritturato come maestro di coro in teatri di Macerata e Milano; a diciassette è organista a Vespolate nel novarese. Nel 1883 si iscrive al Regio Conservatorio di Milano, dove studia armonia, contrappunto e fuga con Angelo Panzini, composizione con Amilcare Ponchielli e organo con Polibio Fumagalli. Per far fronte alle spese di soggiorno, la sera suona, come pianista accompagnatore, nella scuola privata diretta da don Guerrino Amelli2, l’iniziatore della riforma della musica sacra in Italia, e lì approfondisce la conoscenza del canto gregoriano e della polifonia vocale.

Grazie alla sua preparazione (non soltanto nello specifico) e all’attitudine di critico e scrittore, dal 1885 diviene collaboratore dei periodici “Musica sacra”, “Gazzetta Musicale di Milano” (diretta da Giulio Ricordi) e dei quotidiani  “La Sentinella Bresciana” e “La Lega Lombarda”3.

Nello stesso anno è chiamato come organista e direttore della Schola Cantorum a Vaprio d’Adda4.

Espulso dal Conservatorio per un articolo critico su una Messa del suo professore Fumagalli, parte per la Sicilia e va a fare l’organista nella Cattedrale di Piazza Armerina5.

Tra il 1887 e il 1888 riprende a Milano l’attività giornalistica e a Vaprio il posto di organista. Quindi, dopo aver vinto un concorso della Wagnerverein, si trasferisce in Germania, primo fra i numerosi italiani succedutisi poi, a frequentare la famosa Kirchenmusikschule di Regensburg, dove il suo credo spirituale va formandosi sotto la sapiente guida dei professori Haberl e Haller. In quel periodo comprende la necessità di avviare seri studi sui modelli classici, in particolare su Giovanni Pierluigi da Palestrina, anche per comporre in maniera moderna. Si porta a Monaco, Norimberga, Bayreuth e assiste alle esecuzioni delle opere wagneriane. Il ritmo della sua vita è intenso: di giorno frequenta le lezioni e studia; di sera è spesso a teatro; di notte scrive per la “Gazzetta Musicale di Milano” e per altre testate le corrispondenze che gli permettono di vivere6.

Dal 1889, su proposta dello stesso Haberl, di Padre Angelo De Santi e di Giuseppe Gallignani, diviene direttore della Schola Cantorum e secondo maestro di Cappella a Venezia.

Negli Archivi della Biblioteca Marciana scopre partiture di grande valore di autori del Rinascimento e del Barocco, che trascrive e riduce in notazione moderna, facendole eseguire, sotto la sua direzione, per la prima volta nel 1891, in un “Concerto Storico” rimasto memorabile7. In quegli anni fonda una rivista, “La Scuola Veneta di Musica Sacra”, dalle cui colonne disserta animatamente di riforma8. Conosce Giuseppe Sarto, Vescovo di Mantova, e, da lui sostenuto, inizia a battersi per il ritorno in chiesa delle esecuzioni di canto gregoriano e polifonia.

Nel 1894 lascia la città lagunare, dove lo sostituisce l’amico Lorenzo Perosi, e passa a dirigere la Cappella Musicale di Sant’Antonio a Padova. Arriva in un periodo di grandi iniziative: sono in preparazione i festeggiamenti per il VII centenario della nascita del Santo; la Basilica è in restauro su progetto dell’architetto Camillo Boito (fratello di Arrigo); viene costruito un nuovo imponente organo. La Veneranda Arca del Santo spera di far comporre una Messa in onore di Sant’Antonio addirittura a Giuseppe Verdi, ‘complici’ i fratelli Boito. Il Grande Maestro, però, occupato a Parigi a curare rappresentazioni di sue opere, è concentrato su tutt’altre ideazioni9. Dopo qualche mese fa sapere di non poter assecondare la richiesta. Allora il Presidente dell’Istituzione padovana dà mandato a Tebaldini di comporla. Il giovane musicista vi si dedica col massimo impegno e la sua Missa solemnis in honorem Sancti Antonii Patavini10, non solo viene eseguita per le Feste centenarie, ma in molti altri prestigiosi luoghi, anche all’estero. Boito gli fa pervenire i suoi complimenti:

 

Caro Maestro Tebaldini.                                                                                                                                                            Milano, Giugno 1895

Mi affretto a restituirle la Messa perché lei, senza dubbio, ne avrà bisogno urgente. L’ho letta tutta ed ammirata in parecchie sue parti e specialmente dal Credo in avanti sino alla fine.

È questa Messa, se non m’inganno, un componimento che più procede e più s’innalza, e il secondo Agnus Dei, colla chiarezza delle sue linee puramente vocali e coll’intreccio delle sue scale palestriniane, incorona nobilmente il bel lavoro.

E di ciò mi rallegro con lei salutandola amichevolmente e stringendole la mano11.

 

Nel 1895 e ’96 il Kyrie, Sanctus e Agnus Dei di tale Messa vengono premiati all’unanimità nei concorsi periodici della Schola Cantorum di St. Gervais di Parigi; mentre nel 1899 l’intera composizione è pubblicata da Ricordi e recensita dalle più qualificate riviste12. La già avviata riforma della musica sacra procede a passi sicuri e Tebaldini, sempre assecondato da Giuseppe Sarto divenuto Patriarca di Venezia, continua a intervenire in prima persona, tra Lombardia e Veneto, per realizzarla13. Nel frattempo non tralascia il lavoro di paleografo e trova nella Biblioteca Antoniana un ricco fondo da cui riesumare preziose partiture da trascrivere, ridurre ed eseguire. Dirige messe di Palestrina, Costanzo Porta, Antonio Lotti, salmi inediti di Bonifazio Pasquali, Orazio Colombani, Giulio Belli, G. B. Ghizzolo, Bartolomeo Ratti, Giuseppe Tartini. Le suggestioni create da certe sue esecuzioni traspaiono da una riflessione del M° Guido Alberto Fano:

 

Mi si ravvisa nello spirito un ricordo personale. Ero nella prima giovinezza, in quel periodo della vita in cui tutto nell’anima si tramuta in sogno. Il bel tempio di Sant’Antonio in quel giorno che sto rievocando, come sempre nel periodo delle feste dedicate al Santo Protettore della città, era stivato di gente. L’altar maggiore di Donatello era stato di recente ripristinato per opera di Camillo Boito; un magnifico organo era stato appena costruito; un mite profumo d’incenso vanito inebriava i sensi e la fantasia. Per la prima volta allora, sotto la direzione di Giovanni Tebaldini, io udii salmodiare melodie gregoriane, modulare musiche del divino Palestrina [Missa Aeterna Christi munera]. Orbene la commozione interna che ne provai fu tale che non dimenticherò mai più; fu per me imbevuto fino allora di musica moderna, specie drammatica e strumentale, una vera rivelazione; e ricordo che ricevetti un’impressione così viva, che parevami, mi sia permessa l’immagine, di avere nel mio spirito, come scolpito, lo spirito di quei primi cristiani annientanti la propria individualità nella contemplazione estetica del Divin Redentore14.

 

Dopo alcuni mesi di approfondite ricerche, ecco pronta l’edizione L’Archivio Musicale della Cappella Antoniana, studio storico-critico che Tebaldini struttura tutto da solo, non potendo utilizzare – come egli stesso scrive nella prefazione – precedenti esempi da seguire15. Il trattato risulta particolarmente interessante e ne invia copia a Verdi e ad Arrigo Boito, il quale gli indirizza la seguente lettera:

 

Caro Maestro e Collega                                                                                                                                                                  Milano, 8 febbraio 1896 

Non volevo ringraziarla prima d’aver assaggiato il dono, e il tempo di assaggiarlo attentamente m’è fino ad ora mancato. Oggi (la prego di perdonarmi se è tardi) la ringrazio e, dopo aver letto e apprezzato e chiuso il bel volume, sono andato a collocarlo nella mia libreria in un degnissimo posto.

Ella ha saputo raccogliere in breve tempo e coordinare assai bene ed esporre con chiarezza molti materiali notevolissimi.

Le tre figure grandeggianti del volume: Costanzo Porta, il Vallotti, il Tartini fanno nascere il desiderio di pubblicazioni più ampie e questa è la missione d’un editore di buona volontà. Auguro che codesto editore si trovi e che l’edizione esca compilata ed illustrata da Lei16.

 

Anche Verdi gli scrive e, in virtù della cultura musicale che il Tebaldini dimostra, si instaura tra i due una relazione epistolare che sfocerà in amicizia (coltivata fino alla morte del Cigno di Busseto).

L’argomento iniziale è quello dei Te Deum di Padre Vallotti.

 

Eg. Maestro Tebaldini,                                                                                                                                                       Genova 18 febbraio 1896

Voglia accettare le mie scuse, se non le ho parlato del suo libro ch’Ella gentilmente mi inviava. Fui a Milano per qualche tempo, e tanto occupato da non aver un momento di quiete per leggere quella sua Illustrazione molto ben fatta, e molto utile tanto per la parte storica quanto per la parte critica, sempre calma, imparziale, severa e profonda.

Ella parla a lungo del P. Vallotti di cui io sono ammiratore... anzi ricono­scente per alcuni studi fatti su suoi temi nella mia gioventù; ed a p. 45 vedo citato un Te Deum del P. Vallotti!

È stata una sorpresa per me che cerco da tanto tempo questa Cantica musicata, senza trovarla né in Palestrina, né in altri suoi contemporanei! Di altri Te Deum scritti per occasione alla fine del secolo passato, od al princi­pio di questo, mi importa poco: ma mi piacerebbe assai conoscere questo del Vallotti... qualunque ne sia il valore.

Mi rivolgo per questo a Lei, e le domando se è possibile farne estrarre una copia, ben s’intende per conto mio, e mandarmela qua, a Genova. Se non si può, non ne parliamo più, e perdoni l’ardita domanda.

RingraziandoLa intanto della sua gentilezza e rallegrandomi con Lei mi pregio dirmi Suo Dev.: G. Verdi17

 

Tebaldini gli risponde il 22 febbraio:

 

Illustre Signor Maestro

Anzitutto La ringrazio sentitamente delle incoraggianti parole ch’Ella ebbe per la modesta opera mia: esse mi serviranno di sprone a studiar sempre con amore sulle pagine dei nostri antichi maestri.

Il Te-Deum del P. Vallotti, da me citato a pag. 45 del libro, dev’essere a Berlino; però qui ne esistono altri due, uno a quattro voci, l’altro ad otto, con piccola orchestra.

Poi havvene uno di Callegari – il predecessore di Vallotti – che pure, a mio modesto avviso – ha qualche pregio.

Ma poiché Ella desidera più precise informazioni, mi permetto inviarLe un volume della Musica Divina ove da pag. 402 alla fine troverà Te-Deum di Anerio, Diego Ortiz ed I. Handl, tutti seguaci o contemporanei di Palestrina.

Vedrà che mancano dei versetti: quelli in canto polifonico devono essere alternati con la melodia ambrosiana.

Di più mi pare che tanto Orlando di Lasso, quanto Cristoforo Morales abbiano composto dei Te-Deum.

Spero potermi informare con precisione e poscia mi farò un dovere di comunicarLe il risultato delle mie ricerche.

Riguardo a quei di Vallotti, la Presidenza dell’Arca ha stabilito per massima (perdoni se oso adoperare con Lei un linguaggio simile) di non concedere il permesso di trascrizione: Ma io son ben certo che se Ella volesse farne richiesta diretta, la Presidenza si terrebbe appagata di onorare i di Lei desideri.

Che se Ella non credesse opportuna tale richiesta – e questo resta gelosamente fra di noi – spero aver mezzo del pari di accondiscendere al suo desiderio. Tanto son quasi certo che dopo una prima lettura i Te-Deum del Vallotti non avranno altro interesse per Lei.

Con devozione profonda mi abbia intanto per suo devoto ed umile servitore18.

 

La corrispondenza prosegue su importanti argomenti fino a quando il Grande Maestro compone il Te Deum.

Negli anni padovani Tebaldini partecipa, da protagonista, a riunioni e congressi. È del 1894 la sua commemorazione di Pierluigi da Palestrina a Parma19. Nel maggio 1895 tiene una dotta conferenza a Padova sul cammino dell’arte verso la spiritualità e in quel ‘movimento’ comprende la restaurazione della musica sacra. Venendo a parlare della Cappella Antoniana nella storia dell’arte musicale, riconosce i meriti dell’ordine dei Conventuali che alla musica sacra hanno dato in ogni epoca cultori celebrati20.

In ottobre va a Cornuda “per preparare e dirigere, con Lorenzo Perosi, una adunanza interdiocesana assai sintomatica per il momento in cui ebbe luogo e per le persone che vi intervennero”21.

Visti i successi personali conseguiti in materia di musica sacra, viene invitato a rappresentare l’Italia in un analogo Congresso a Bilbao, dove il suo appassionato ed erudito intervento ha un riscontro decisamente positivo22. Nel 1897 a Milano commenta le composizioni eseguite in un concerto di musica sacra vocale, a cura della Cappella del Duomo, diretta dal M° Salvatore Gallotti23.

A Padova assistono ai suoi concerti e sono suoi ospiti anche Fogazzaro, Fradeletto, Gallignani, Martucci, Perosi, Pedrell, Capocci, Fortuny.

Nonostante gli impegni, non tralascia di comporre. Scrive pezzi di musica sacra e profana conservati, insieme a sue pubblicazioni, nell’Archivio Musicale della Cappella Antoniana24.

Nell’ottobre del 1897 Verdi lo invita nella sua Villa di Sant’Agata. Tebaldini soddisfa così l’aspirazione, nutrita fin da ragazzo, di incontrare il mitico Maestro sostenitore di quel “ritorno all’antico” che egli da anni va praticando25.

Poiché Giuseppe Gallignani è trasferito al Conservatorio di Milano, viene bandito il concorso al posto di direttore per quello di Parma e Tebaldini decide di parteciparvi. Mascagni, scrivendo alla  moglie Lina, lo definisce incontentabile, perché a Padova, a conti fatti, poteva stare benissimo26. L’autore di Cavalleria Rusticana non comprende quanto Tebaldini sia desideroso di esperienze diversificate. Saggiate le proprie capacità di organizzatore e di educatore, vuole provare a relazionarsi con i giovani, per indirizzarli a una solida formazione.

Ottenuta la nomina, grazie ai titoli fin lì accumulati, il 15 dicembre 1897 assume il nuovo incarico che manterrà fino al 1902. Il suo direttorato batterà strade nuove e non tutti ne comprenderanno le finalità. Egli si preoccuperà, per esempio, di portare gli studenti ad opere e concerti diretti da grandi direttori come Toscanini e Richter; di sviluppare in loro una cultura interdisciplinare, di farli esercitare in esecuzioni d’assieme organizzando un’orchestra all’interno del Conservatorio; istituirà corsi speciali di canto gregoriano e di polifonia da lui stesso tenuti. Tra gli allievi che si distingueranno: Ildebrando Pizzetti, Vito Frazzi, Bruno Barilli, Agide Tedoldi27 Dopo lotte piuttosto accese per l’affermazione dei suoi principi, decide di concorrere al posto di direttore della Cappella di Loreto. Vince il concorso e opererà nella città mariana fino al 1924.

Nel 1903 Giuseppe Sarto, divenuto Papa Pio X, emana il Motu proprio con cui la Chiesa sancisce la riforma della musica sacra e Tebaldini continua ad impegnarsi su questo fronte, attuando “un programma di radicali riforme sulla base della restaurazione della vera musica liturgica”28.

La sua azione spazia dal campo dell’organizzazione e direzione di concerti a quello di ameno e competente relatore in convegni e conferenze.

Nel 1917 e nel 1923 promuove e dirige i “Concerti Spirituali” a Bologna29.

Nel 1919 è tra i fondatori dell’Associazione “Alessandro Scarlatti” di Napoli, per la quale cura e, ancora una volta dirige, alcuni concerti di musica antica da lui riproposta30. Due anni dopo, per le Celebrazioni del VI Centenario Dantesco a Ravenna, viene chiamato ad allestire e dirigere la sua Trilogia Sacra, espressa con melodie gregoriane, mottetti ed inni palestriniani collegati alle tre Cantiche della Divina Commedia31. Nel 1925 a Napoli commemora Giovanni Pierluigi da Palestrina con un discorso e brani musicali illustrativi dalle opere del sommo Maestro32. Nello stesso anno Francesco Cilèa gli affida la cattedra speciale di “Esegesi del canto gregoriano e della polifonia palestriniana” presso il Conservatorio “San Pietro a Majella” della città partenopea, dove resterà un quinquennio; mentre nell’anno accademico 1930-‘31 ha la direzione artistica dell’Ateneo Musicale “Claudio Monteverdi” di Genova.

Nel corso della sua carriera riceve varie onorificenze tra cui la Commenda dell’Ordine di San Silvestro dal Papa Pio X (1906), l’Encomio Solenne dall’Accademia d’Italia (1940) e la nomina ad Accademico di Santa Cecilia (1950).

Tebaldini è rimasto attivo fino alla morte, avvenuta a San Benedetto del Tronto l’11 maggio 1952, all’età di 88 anni.

Molta sua produzione compositiva è di genere sacro (140 titoli): messe, oratori, mottetti, salmi, inni, pezzi per organo… Da ricordare la Messa funebre (in collaborazione con Marco Enrico Bossi, 1893), che vinse il concorso della Regia Accademia Filarmonica Romana per le annuali esequie di Re Vittorio Emanuele II al Pantheon di Roma; la già citata Missa Solemnis, in onore di Sant’Antonio (1895 - op. 12); la Missa Conventualis, per 4 voci miste (1896 - op. 15); l’oratorio Caecilia Nuptiae, per soprano, coro a 4 voci e piccola orchestra (1898-1931 - op. 21); la Missa pro defunctis, per 4 e 5 voci miste (1908 - op. 35), eseguita nel 1908 al Pantheon in Roma per le esequie di Re Umberto I; il Quintetto pel Natale (1933); il poema sinfonico Rapsodia di Pasqua (1935-‘37), eseguito al Teatro Eiar di Torino nel 1938 sotto la direzione di Ildebrando Pizzetti; Padre, se mai questa preghiera giunga al tuo silenzio (1947), ultima composizione, su versi di Ada Negri.

Le opere di musica profana sono 46. Tra i pezzi sinfonici e sinfonico-­vocali, il bozzetto per orchestra Fantasia araba (1887 - op. 11) sul primo libretto di Luigi Illica; Marcia festiva (1897 - op. 20); Epicedio (1944-‘45). Tra le liriche da camera e i brani corali: Ella tremante venne alfine (1904 - op. 32 n. 3), da un testo di Gabriele D’Annunzio; L’Infinito (1904), A sé stesso (1935) e Amore e Morte (1935), per i Canti di Giacomo Leopardi; Ebbrezze de l’anima (1893 - op. 7), sei liriche per tenore e pianoforte su versi dal “Mistero del poeta” di Antonio Fogazzaro; Lux in tenebris (1912 - op. 37), sette liriche da “Miranda” dello stesso Fogazzaro.

Oltre 100 le trascrizioni italiane e straniere (eseguite in prestigiose sedi in Italia e all’estero), tra cui L’incoronazione di Poppea di Claudio Monteverdi; Jephte di Giacomo Carissimi, Rappresentazione d’Anima e di Corpo di Emilio de’ Cavalieri (Ed. M. Capra, Torino, 1914); Euridice di Jacopo Peri e Giulio Caccini; Fuga in sol minore di Girolamo Frescobaldi e Largo di G. B. Bassani (Ed. Ricordi, Milano, 1931); Totila di Giovanni Legrenzi (Ed. Ricordi, Milano, 1937)33.

Dal 1890 al 1936 ha diretto circa 70 concerti nelle principali città italiane e straniere, oltre quelli liturgici delle Cappelle Musicali di Venezia, Padova e Loreto34.

 

Tebaldini, per la sua vasta attività, la cultura musicale - geograficamente non confinata - occupa un posto di rilievo nella moderna musicologia europea.

 

Tra gli scritti di storia e critica: La riforma della musica sacra in Italia (1888); Giuseppe Zarlino (1893); Gounod autore di musica sacra (1894); G. P. da Palestrina (1894); il già citato studio L’Archivio Musicale della Cappella Antoniana in Padova (1895); Giuseppe Tartini (1896-‘97); Felipe Pedrell e il Dramma Lirico spagnuolo (1897); Da Rossini a Verdi (1901); La musica sacra nella storia e nella liturgia (1904); Il “Motu proprio” di Pio X sulla Musica Sacra (1904); L’elemento lirico nella musica sacra (1906); Telepatia musicale (1909); La musica e le arti figurative (1913); Giuseppe Verdi nella musica sacra (1913); L’Archivio Musicale della Cappella Lauretana (1919); Ferdinando Paër (1939); De la melodia verdiana (1941); Verdi e Wagner (1941); Fuori del teatro (1951)35.

È del 1931 il suo libro Ildebrando Pizzetti nelle “memorie” di Giovanni Tebaldini (Ed. Fresching, Parma, 1931).

Come didatta, insieme con Bossi, ha redatto un Metodo di studio per l’Organo moderno (1894)36, tuttora testo di riferimento per quanti si dedicano a questo strumento; ha tradotto dal tedesco il Trattato di composizione di Peter  Piel (Ed. Schwann, Düsseldorf, 1894).

Ben 172 le conferenze pubbliche tenute in Italia e in altre nazioni. Tra esse: Origini e finalità della musica sacra (1906-‘07); La riforma della musica sacra in Italia (1896); L’anima musicale di Venezia (1907); Palestrina e la polifonia musicale (1907); La funzione sociale dell’arte (1907); L’organo nella chiesa cattolica (1909); G. P. da Palestrina e la musica spirituale (1920); La storia della musica in Europa nel secolo XIX (1924); Lezioni di Storia, Estetica e Pratica gregoriana (1929); La riviviscenza della tradizione (1931); Esegesi palestriniana (1926); La scolastica del P. G. B. Martini (1932-‘33); La Scuola Veneta ed i Gabrieli (1933); L’arte di Beethoven (1935); La tradizione e l’evoluzione nell’arte (1936); Scienza e fede (1945)37.

Autorevoli le commemorazioni per Antonio Bazzini (Brescia, 24 agosto 1888); Carlo Andreoli (Milano, 11 maggio e Mirandola, 10 ottobre 1910); G. M. Nanino (Tivoli, 8 aprile 1911); Giuseppe Verdi (Ancona 27 aprile, Osimo 11 maggio, San Severino Marche 24 settembre, Sant’Elpidio a Mare 28 settembre, Macerata 20 ottobre, Recanati 30 ottobre 1913; Roma 24 gennaio 1914; Napoli 20 maggio 1926; San Benedetto del Tronto 10 ottobre 1951); Giuseppe Martucci (Capua, 31 maggio 1914); Angelo Mariani (Ravenna, 11 ottobre 1921); Gaspare Spontini (Majolati, 21 settembre e Ancona 14 novembre 1924; Trieste, 11 gennaio 1925); G. P. da Palestrina (Parma, 22 novembre 1894; Napoli, 12 maggio 1925; Roma, 30 gennaio 1936); Alessandro Scarlatti (Napoli, 27 dicembre 1925); Marco Enrico Bossi (Napoli, 24 marzo 1925); Ludwig van Beethoven (Parma, 24 gennaio e Napoli, 31 marzo 1927); Amilcare Ponchielli (Roma, 30 aprile 1934); Gianbattista Pergolesi (Bologna, 19 maggio e Ancona, 25 giugno 1910).

Ha scritto articoli su Amelli, Bellini, Berlioz, Boito, Buzenac, Fogazzaro, Frescobaldi, Legrenzi, Martini, Mozart, Pace, G. P. da Palestrina, Pergolesi, Perosi, Persiani, Pio X, Pizzetti, Ponchielli, Sgambati, Terrabugio, Toscanini, Verdi, Wagner, Zuelli e altri.

Suoi approfonditi studi su P. da Palestrina, Ponchielli e sull’estetica musicale (Domus Aurea) sono rimasti inediti e attendono di trovare una degna pubblicazione38.

Attualmente la notevole attività creativa del Maestro viene riproposta all’attenzione del mondo musicale grazie anche al Centro Studi e Ricerche “Giovanni Tebaldini”39 che opera con l’obiettivo di favorire la conoscenza della sua complessa figura di artista.

 

SOMMARIO

 

Lo studio inizia con riferimenti bibliografici su Giovanni Tebaldini, correlati alla sua poliedrica attività, e mette in luce il ruolo determinante da lui avuto nella difesa di valori atemporali e nell’evoluzione del linguaggio musicale. Quindi, rivisita il triennio in cui egli fu a Padova come direttore della Cappella Antoniana: periodo che gli diede l’opportunità di far conoscere le sue qualità di compositore, organizzatore di manifestazioni, musicologo, riformatore di musica sacra, organista, direttore di coi e d’orchestra, conferenziere, oltre che di erudito paleografo. L’excursus sulla sua carriera – densa di realizzazioni, incontri e avvenimenti – prosegue fino agli ultimi anni della sua esistenza: dall’approdo alla direzione del prestigioso Conservatorio di Parma (dove con passione e impegno continuò un’incisiva azione innovativa nel rispetto della gloriosa tradizione musicale italiana) alla lunga stazione lauretana, all’incarico assunto nel Conservatorio di Napoli. Il testo è completato da una puntuale sintesi della multiforme produzione di Tebaldini e da una nota sul programma del Centro Studi e Ricerche a lui intitolato.

 

SUMMARY

 

This study begins with some biographical material on Giovanni Tebaldini, connected to the wide range of his activities. It highlights his important contribution to the defence of eternal values and to the development of the language of music. It then reviews his three years in Padua as director of the Antonian Chapel: in this period he exhibited his qualities as composer; organiser of performances, musicologist, reformer of sacred music, organist, director of choirs and orchestras, lecturer and learned paleographer as well. The course of his career – full of achievements, meetings and happenings – continues up to the last years of his life: from the time of his direction of the prestigious Conservatory of Parma (which he directed with passion and commitment, continuing a work of innovation within the framework of the glorious Italian musical tradition) to the long period spent in Loreto and finally the Conservatory of Naples. The text ends with a synthesis of his wide-ranging work and with  a note on the programme of the Centro Studi e Ricerche, which is named after him.

 

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N o t e

 

*   Novelli Anna Maria (San Benedetto del Tronto, 1942 – vive e lavora ad Ascoli Piceno) ha insegnato fino al 2002. È nipote di Giovanni Tebaldini e opera presso il Centro Studi e Ricerche a lui intitolato. Da ricercatrice di storia locale, in collaborazione con Luciano Marucci e Renato Novelli, ha pubblicato il libro-inchiesta A memoria d’uomo - Cultura Popolare nel Piceno tra Sociologia e Arte (1998) e ha coordinato “Laboratori di ricerca” per conto dell’Istituto per il Movimento di Liberazione nelle Marche di Ascoli Piceno, collaborando alla realizzazione di uno schedario didattico per la fruizione del Museo delle Anfore di San Benedetto del Tronto. Sempre con Marucci, ha curato il libro-catalogo Rodare la fantasia con Rodari ad Ascoli (2000),  l’esposizione “FantaIronia” e gli atti relativi alla Giornata di studi sullo scrittore; per il centenario verdiano del 2001 l’edizione Idealità convergenti. Giuseppe Verdi e Giovanni Tebaldini.  Nello stesso anno ha redatto la parte storica del libro Per un Epicedio. Ha collaborato a periodici di pedagogia (“Tuttoscuola”), letteratura (“Hortus”), storia (“Il Santo”), musica (“Rivista Internazionale di Musica Sacra”, “BresciaMusica”), tradizioni (“Hat”) e arte contemporanea (“Juliet”). Suoi reportages di viaggi sono apparsi su “Avventure nel Mondo”. Ha diretto “Laboratori di creatività” ispirati alle tecniche dell’artista e designer Bruno Munari e di Rodari e partecipato, come animatrice, a due edizioni della “Settimana dei Bambini del Mediterraneo” di Ostuni. Attualmente è impegnata anche nella elaborazione dei materiali informativi per questo sito web.

 

1.     Piamarta Giovanni (Brescia, 26 novembre 1841 – Remedello, 25 aprile 1913), divenuto sacerdote nel 1865, iniziò a organizzare una fiorente vita oratoriana, maturando il disegno di aprire case-scuola per preparare i giovani, soprattutto non abbienti, all’inserimento nel contesto sociale. Nel 1886 fu inaugurato l’Istituto Artigianelli e nel 1895 la “Colonia Agricola” di Remedello. Per dare continuità al suo progetto, istituì la congregazione religiosa della “Sacra Famiglia di Nazareth” e, con l’aiuto di Elisa Baldo, quella delle “Umile Serve del Signore”. I suoi Istituti, attivi e apprezzati, sono stati aperti anche in altri continenti. Piamarta, appassionato di musica sacra, sostenne moralmente Tebaldini durante la sua carriera e nel 1912 fece progettare, collaudare e inaugurare a lui l’organo della Chiesa degli Artigianelli. T. ha composto due Inni per l’Istituto, nel 1928 e nel 1936. Padre Piamarta nel 1998 è stato beatificato da Papa Giovanni Paolo II.

 

2.     Amelli Guerrino (Milano, 18 marzo 1848 – Montecassino, 25 agosto 1933), fu sacerdote della diocesi di Milano, addetto alla Biblioteca Ambrosiana. Autodidatta di musica, conobbe il movimento ceciliano in Germania. Nel 1874 fu relatore sulla musica sacra al primo Congresso Cattolico Italiano di Venezia, quando furono gettate le fondamenta per l’Associazione Italiana di S. Cecilia e per la restaurazione della musica sacra. Diede vita al periodico “Musica sacra” che uscì dal 15 maggio 1877. Fondò a Milano la prima scuola di musica intitolata a S. Cecilia, frequentata anche da T. Nel 1885 si fece monaco benedettino con il nome di Ambrogio Maria e si trasferì nell’Abbazia di Montecassino. La rivista “Musica sacra” fu rilevata dal conte Lurani, da G. Terrabugio e M. E. Bossi; Giuseppe Gallignani ne divenne il direttore e T. il redattore. Alla morte di Amelli, T. scrisse un sentito necrologio sul “Bollettino Ceciliano”, n. 9 del settembre 1933.

 

3. La feconda attività di T. musicologo risulta nella sezione “Bibliografia - Scritti di” del sito internet a lui riservato: http://www.provincia.ap.it/tebaldini/index.htm

 

4.     Fu Guerrino Amelli che raccomandò a don Alberto Annoni, parroco di Vaprio d’Adda T. che si fece apprezzare per la scelta del repertorio e per l’esattezza delle esecuzioni. Sempre con l’appoggio del parroco, il 19-20 settembre 1892 organizzò a Vaprio un’adunanza della Società Regionale Lombarda di S. Gregorio.

 

5.     L’articolo che, da lì a un mese, doveva costare a T. l’espulsione dal Conservatorio, fu scritto da lui, ma non era firmato. Intitolato “Arte ed Artisti”, apparve sul quotidiano “La Lega Lombarda” (di cui T. era critico musicale) il 2-3 gennaio 1886. In esso T., infervorato dalle nuove tesi per la riforma della musica sacra, con parole nemmeno troppo severe, criticava “le teatrali e troppo frequenti sospensioni che infiorano questa nuova messa”, eseguita il 30 dicembre 1885 nella Chiesa di S. Celso a Milano. La vicenda fu rievocata dallo stesso T. nel testo Cantantibus organis, in “Bollettino Ceciliano”, n. 3 del 1922 e da Ernesto Moneta Caglio in Alle origini del movimento ceciliano in Italia, “Musica sacra”, n. 6, 1963, p. 153.

 

6.     Il periodo ratisbonense (Natale 1888-agosto 1889) è ampiamente documentato dalle lettere che egli scrisse al gesuita Padre Angelo De Santi, che insegnava musica presso il Seminario Vaticano di Roma ed era autorevole corrispondente della rivista “La Civiltà Cattolica”. Il carteggio è conservato a Roma, presso l’Archivio di “La Civiltà Cattolica”. Sui ricordi di Germania si possono leggere anche due articoli dello stesso T.: “Dualismo spirituale – Viaggio in Germania” I e II, su “Il Mondo musicale”, a. I, n. 21 e n. 22, Roma, 15 novembre e 1 dicembre 1945.

 

7.     Il “Concerto Storico di musica sacra e profana” si tenne il 20 marzo nella Sala del Liceo Musicale “B. Marcello”. Per la prima volta furono eseguiti pezzi di autori della Scuola Veneta del secolo XVII: Martinengo, Rovetta, Cavalli, Rovettino, Bassani, Ziani, Legrenzi. Le cronache dell’epoca parlarono di “fatto musicalmente notevolissimo” (“Gazzetta Musicale di Milano”, n. 13, 29 marzo 1891); di “una interpretazione geniale, impareggiabile” (“La Venezia”, 21 marzo 1891), riconoscendo a T. talento innovativo e preparazione storico-musicale.

 

8.     Il mensile, pubblicato prima a Venezia poi a Padova, fu diretto e redatto quasi per intero da T. Dall’agosto 1892 al giugno 1895 uscirono diciannove numeri. Nei suoi articoli il musicologo sosteneva ardentemente la riforma della musica sacra e pubblicava partiture di antichi maestri, allora completamente sconosciute, da lui trascritte e ridotte. Rimase famosa una polemica con il prof. Giuseppe Angelini di Venezia a proposito di una Messa di Charles Gounod che T. criticava perché non rispondente ai canoni liturgici contemplati dalla riforma. Tra i collaboratori del periodico, il gesuita Padre Giuseppe Barbieri (che si firmava con lo pseudonimo di Bonus vir), Giulio Bas allievo di T., Luigi Bottazzo, Antonio Bonuzzi e altri.

 

9.  L’argomento è ampiamente trattato in un apposito capitolo del libro Idealità convergenti - Giuseppe Verdi e Giovanni Tebaldini, a cura di Anna Maria Novelli & Luciano Marucci, D’Auria Editrice, Ascoli Piceno, 2001, pp. 103-06. I documenti citati sono conservati presso la Pontificia Biblioteca Antoniana di Padova.

 

10. La Missa Solemnis in honorem Sancti Antonii Patavini ad  IV voces inequales (S., A., T., B.) comitante organo, op. 12 del 2 giugno 1895, comprende: Litanie (Kyrie) Angelicus Hymnus, Symbolum (Credo), Trimphalis Hymnus (Sanctus), Benedictus, Ad confractorium (Agnus Dei 1°), Agnus Dei 2° (quinque vocibus). L’edizione Ricordi reca la dedica “All’Onorevole Presidenza della Veneranda Arca di Sant’Antonio in Padova”. La prima esecuzione avvenne nella Basilica del Santo il 18 agosto 1895. Per le  collocazioni della partitura e le altre numerose esecuzioni si rimanda al titolo n. 99 della sezione “Catalogazione delle opere musicali” del sito internet.

 

11. La missiva è pubblicata in Lettere di Arrigo Boito, a cura di Raffaello De Rensis, Società Ed. di Novissima, Roma, 1932.

 

12. Le recensioni fino ad ora reperite sono elencate nella “Bibliografia - Scritti su” del sito internet. I testi delle principali sono riportati al n. 99 della sezione “Note didascaliche alle composizioni” del sito stesso da cui sono stati tratti i seguenti stralci:

[…] è senza dubbio un’opera d’arte di molto pregio, ed è altresì uno splendido esempio ed una degna illustrazione di quelle teorie delle quali il maestro Tebaldini s’è fatto apostolo, e che sono il migliore e più doveroso atto di gratitudine di rispetto ed anche di giustizia, verso questa arte nobile e divina, che, scesa dal cielo, ritorna dopo aver beneficato l’umanità e che rappresenta della patria nostra la gloria maggiore. […]

[…] è un modello rarissimo oggidì, di quella musica severa e castigata che alla preghiera dispone non divagando con sentimenti profani l’anima devota, ed informandosi a quel principio tradizionale che comanda sia una la norma del canto come una è la forma della preghiera ed una la legge del credere. Al canto gregoriano egli maggiormente si è ispirato, come a quello che, ancor più della classica polifonia vocale del XVI secolo, è la più perfetta estrinsecazione del criterio liturgico nella musica sacra. […]

 

[…] ecco l’opera artistica di cui l’Archivio della Veneranda Arca di S. Antonio in Padova s’abbella e di cui l’Italia, madre dell’arte va giustamente orgogliosa […]

(da G. Anfossi, Musica sacra, “Gazzetta Musicale di Milano”, a. 50, n. 38, 22 settembre 1895, pp. 636-637; anche in “Il Cittadino di Brescia”, 26 ottobre 1895)

 

[…] Nel naturale andamento delle parti, nell’euritmia architettonica delle proporzioni si rivela il conoscitore esperto dei modelli migliori; ed un sano profumo di arcaismo talora dal tutto s’innalza, simile a quel “venerabile odor di muffa” che Anton Maria Salvini invidiava ai puri classici delle lettere nostre.

L’equilibrio, soprattutto, la varietà simpatica inquadrata in una sola cornice, anche al profumo s’impone; né la severità dello stile raramente cromatico, sembra recare pesantezza nelle stesse pagine di maggiore svolgimento. Valga d’esempio il “Credo”, svolto sulla bella melodia del tema originale gregoriano, e con rara chiarezza guidato attraverso agli episodi resi necessari dalla varietà dei concetti esposti nel testo latino. […]

(da l. a. v., Una messa di Giovanni Tebaldini, “La Stampa”, Torino, 24 maggio 1900)

 

[…] “Il lettore che svolge le pagine dell’edizione dovuta al Ricordi intravede ad ogni tratto nel Tebaldini la nobile preoccupazione dell’aristocrazia abborrente dalle forme volgari, e la varietà sapientemente profusa nella trattazione complessiva l’incanta. Dal Kyrie al Gloria, dal Credo al Sanctus, è tutto un succedersi di pagine efficaci, quadrate nella forma e consistenti nell’invenzione suggestiva. Né ultimo coefficiente della religiosità che dalla loro compagine emana sono gli spunti, tratto tratto presi ad imprestito dalle grandiose formule gregoriane attingendo dal passato quella profondità e quel misticismo che spesso sulle pagine d’altri è lettera morta. Quando poi si ha riguardo alla semplicità armonica abborrente da mondano cromatismo, quando si giunge al finire dell’opera e malgrado la pochezza dei mezzi si trova d’innanzi a un edificio vasto, solenne, esteticamente efficace, allora nella giusta luce si apprezza la messa del Tebaldini e cede la critica per lasciar luogo all’ammirazione sincera”. […]

(da un articolo di Villanis Alberto su “La Stampa” del maggio 1900, in parte riportato da E. Bartolucci in Musica sacra, “La Patria”, Ancona, 23 settembre 1906)

 

13. G. T. fin da giovanissimo si fece conoscere e apprezzare per i suoi interventi nei diversi congressi di musica sacra, per le sue pubblicazioni sull’argomento, le tesi sostenute in favore della riforma. Tra esse è doveroso segnalare: La Musica Sacra in Italia e La Musica Sacra nella Storia e nella Liturgia, entrambe edite da G. Palma, Milano, 1893.

 

14.  Nella Pontificia Biblioteca Antoniana di Padova sono conservati gli elenchi delle esecuzioni e delle partiture utilizzate da T. per il repertorio della Cappella Antoniana da lui diretta.

Il testo di Guido Alberto Fano è stralciato da Nella vita del ritmo, Ed. Ricciardi, Napoli, 1916, pp. 54-55.

 

15.  L’edizione fu pubblicata nel 1895 dalla Tipografia e Libreria Antoniana di Padova. A pag. 269 del volume Sentieri della Musica Sacra, a cura di Felice Rainoldi, C.L.V. - Edizioni Liturgiche, Roma, 1996, a proposito di tale pubblicazione è detto: “È uno studio pioneristico, che dona una immagine complessiva della Cappella sotto l’aspetto istituzionale, repertoriale e storico-musicale; una anticipazione di quanto oggi si cerca di fare, in ogni città, con il vantaggio di criteri scientifici e metodologici più progrediti”. In realtà, l’edizione è stata largamente usata dagli studiosi successivi a T. che ha dato l’input per ricerche analoghe.

 

16.  La corrispondenza è pubblicata in Lettere di Arrigo Boito, op. cit.

 

17.  La lettera fu regalata da T. nel 1940 al Ministro dell’Educazione Nazionale Giuseppe Bottai e da questi offerta alla Biblioteca del Conservatorio di Musica di S. Cecilia dove è conservata.

 

18.  La lettera di T. si trova nell’Archivio degli eredi Verdi presso la Villa di Sant’Agata.

 

19.  La conferenza si tenne il 22 novembre 1894 nella Sala Maria Luigia della Regia Biblioteca Palatina, presenti A. Boito e Corrado Ricci. Ne scrissero anche “Musica sacra”, n. 12, 1894, p. 148; “Gazzetta Musicale di Milano”, n.  48, 2 dicembre 1894, p. 761; “Gazzetta di Parma”, 23 novembre 1894.

 

20.  La Conferenza sull’istoria della Cappella Antoniana in Padova (unitamente a un concerto per liuto del prof. Chilesotti) fu tenuta da T. il 19 maggio 1895 nella Sala dei Concerti dell’Istituto Musicale di Padova. La recensione è pubblicata su “Musica sacra” del 15 giugno 1895, su “Il Cittadino di Brescia” dell’1 giugno e sulla “Gazzetta Musicale di Milano” del 26 maggio dello stesso anno.

 

21.   Il 14 ottobre 1895 a Cornuda di Treviso fu organizzata l’Adunanza Diocesana della Società di San Gregorio. T. intervenne con un

       apprezzato discorso, pubblicato in La Musica Sacra nella Storia e nella Liturgia, op. cit.

 

22.  T. si recò a Bilbao in occasione delle Feste Musicali del 29, 30 e 31 agosto 1896. Quale unico rappresentante italiano, parlò su La riforma della musica sacra in Italia. Recensioni apparvero in “Tribune de St. Gervais”, a. II, n. 9, Parigi, settembre 1896, p. 142; nei giornali “El Nervion”, “El Noticiero Bilbaiano”, “El Basco” di Bilbao e in “Correspondencia de Espana” di Madrid.

 

23.  Il concerto si tenne presso il Salone dell’Istituto dei Ciechi il 2 dicembre 1897. T. lesse la “Prolusione” e i “Commenti storico-critici” ai

       brani in programma. La recensione uscì sulla “Gazzetta Musicale di Milano”, n. 49, 1897, p. 712.

 

24.   Le principali composizioni scritte da T. durante il periodo padovano sono: la Missa Conventualis in honorem Sancti Francisci Assisiensis, 

       l’Inno alla Sacra Spina e Salmi di compieta, tutte e due per la Cappella Musicale del Santo. In quegli anni compose anche brani profani: Fairyland e Montanina, su versi dell’amico Fogazzaro (entrambi editi da Ricordi nel 1897) e la Giovinezza.

 

25.  Per i rapporti tra Verdi e Tebaldini si rimanda ai suoi Ricordi verdiani in “Rassegna Dorica”, gennaio-giugno 1940. Ripubblicati, in sintesi, in Interviste e incontri con Verdi, a cura di M. Conati, Ed. il Formichiere, Milano, 1980 e dall’E.D.T., Torino, 2000, sono riprodotti integralmente in Idealità convergenti - Giuseppe Verdi e Giovanni Tebaldini, op. cit.

 

26.  Stralcio della lettera (la n. 231) del 18 aprile 1897, da Parma, in M. Morini, R. Iovino, A. Paloscia (a cura), Epistolario di Pietro Mascagni, I, Ed. LIM, Lucca.

 

27.  Le innovazioni metodologico-didattiche introdotte da T. nel Conservatorio di Parma, risultano dall’Annuario del R. Conservatorio di musica di Parma, anni scolastici 1897-‘98, 1898-‘99, 1899-1900, Tip. Battei, Parma: pubblicazioni conservate presso la Sezione Musicale della Biblioteca Palatina di Parma e il Centro Studi e Ricerche “G.T.” di Ascoli Piceno.

 

28.  Radiciotti Giuseppe, La Cappella Musicale di Loreto, “Rivista Marchigiana Illustrata”, a. IV, n. 4, aprile 1907.

 

29. I “Concerti Spirituali” furono tenuti nella Chiesa di San Giacomo Maggiore, attigua al Conservatorio di Musica, il 23 e 25 dicembre 1917, il 23 e 25 aprile 1923. I programmi sono conservati presso l’Archivio di Stato di Brescia e, in fotocopia, nel Centro Studi e Ricerche “G. T.”.

 

30. Il primo concerto comprendeva Rappresentazione di Anima e di Corpo di Emilio de’ Cavalieri, trascritta da T. nel 1910. L’esecuzione avvenne nella Chiesa di San Paolo Maggiore nei giorni 8, 14 e 26 aprile 1919. Seguirono quelli del 28 gennaio e 2 febbraio 1920 al R. Politeama Giacosa con Euridice di Peri e Caccini e del 12 e 14 aprile 1920 con l’Oratorio Jephte di Carissimi. Altri concerti furono curati e diretti da T. per l’Associazione “Scarlatti” nel 1924.

 

31.  Il concerto ebbe luogo nella Chiesa di S. Apollinare Nuovo il 17 e 18 settembre 1921 e fu ripetuto a Milano nella Chiesa di S. Angelo il 25 e 27 aprile 1922.

 

32.  La commemorazione si tenne il 12 maggio 1925 nella Sala “G. Martucci” del Regio Conservatorio di Musica “San Pietro a Majella” per incarico del Direttore Francesco Cilèa.

 

33.     Le composizioni musicali sacre e profane, trascrizioni e riduzioni - edite e inedite – di G. T. sono riportate nella sezione “Catalogo delle

        opere musicali” del sito internet.

 

34.     L’attività di T. come direttore d’orchestra è riportata nel sito internet, nella sezione “Direzione concerti”.

 

35.     I dati relativi agli articoli e alle pubblicazioni di T. si trovano nella sezione “Bibliografia - Scritti di” del sito internet.

 

36.  Lo studio apparve in dodici dispense, allegate alla rivista “La Scuola Veneta di Musica Sacra”, tra il 1893 e il 1894. Tre anni dopo fu edito dalla Carisch di Milano e adottato per quasi un secolo come libro di testo negli istituti musicali italiani con cattedre di organo. La pubblicazione figura ancora nel catalogo dell’Editrice.

 

37.  I dati delle conferenze di T. sono riportati nella sezione “Conferenze e Corsi d’istruzione” del sito internet.

 

38. Gli scritti non pubblicati sono elencati nella sezione “Bibliografia – Inediti” del sito internet.

 

39. Il Centro è operativo dal 1999 ad Ascoli Piceno (via Boito, 11 – tel. 0736 257836 – email: luciannamaru@virgilio.it). Dotato di pubblicazioni, articoli di periodici e quotidiani, partiture, documenti, epistolario, scritti inediti, fototeca e altro, è costantemente impegnato nel riordino dell’Archivio, nella ricerca della corrispondenza, degli autografi e manoscritti musicali mancanti, dei testi delle conferenze e di altri documenti, nonché nella stesura di articoli e saggi. Ha curato i libri Per un Epicedio e Idealità convergenti - Giuseppe Verdi e Giovanni Tebaldini; predisposto i materiali per l’edizione online (in divenire) del sito internet. Essa comprende oltre 600 pagine suddivise in 29 sezioni, tra cui il “Catalogo delle opere musicali” (con collocazioni ed esecuzioni); la “Bibliografia” generale (con “Scritti di” e “Scritti su” T.), fino ad ora inediti; l’ “Antologia critica”; i “Rapporti con personalità; “I luoghi dell’avventura artistica”, “Studi recenti”… Nel 2002 il Centro ha collaborato all’organizzazione delle manifestazioni pubbliche attuate ad Ascoli Piceno, Loreto, San Benedetto del Tronto e Brescia, nella ricorrenza del cinquantenario della scomparsa di Tebaldini, con relazioni di musicologi ed esecuzioni di composizioni sacre e profane. In tali circostanze sono stati realizzati filmati e registrazioni musicali, primo nucleo della fonoteca. Si stanno digitando gli inediti e la cronologia. La struttura, inoltre, offre collaborazione gratuita a quanti intendessero effettuare ricerche; approntare pubblicazioni; sviluppare tesi di laurea; organizzare rassegne. Recentemente ha dato avvio all’evento telematico “Fisiognomica ideale”, a cura del critico Luciano Marucci. L’originale esposizione virtuale, che successivamente verrà allestita in spazi reali, prevede la partecipazione di artisti, affermati ed emergenti, tra i più rappresentativi del panorama contemporaneo, scelti tenendo conto di possibili affinità con la musica. La tematica, infatti, tende a sviluppare la dialettica tra arti visive e musica colta; a promuovere l’ampliamento della percezione sensoriale dei due linguaggi, tra i più espressivi e universali. Gli operatori visuali sono stati chiamati a interpretare l’identità del Maestro, anche a prescindere – del tutto o in parte – dalle sue sembianze fisiche, formalizzando ideazioni indotte dalle qualità culturali e creative, umane e spirituali.

 

[da “Il Santo”, a. XLIII, fasc. 2-3, Padova, 2003 (a cura del Centro Studi Antoniani), pp. 431-44]

 

 

 

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