GUERRINO AMELLI

 

Se non avesse incontrato Don Guerrino Amelli1, la carriera di Giovanni Tebaldini sarebbe stata sicuramente diversa. Subito dopo la scomparsa, avvenuta il 24 agosto 1933, lo commemorò sul “Bollettino Ceciliano” di settembre, scrivendo:

 

Ultimo dei suoi seguaci della prima ora, ricordo con vivo senso nostalgico i difficili e pur lieti momenti nei quali l’anima nostra e la nostra mente giovanile si aprirono – per merito dell’apostolato di D. Amelli – alle visioni di un ideale d’arte che per noi, neofiti, costituiva come una fonte di vive, profonde, insospettate emozioni.

 

In verità, Amelli era un uomo estremamente colto e sensibile: aveva studiato lettere, filosofia, teologia; conosceva l’ebraico e il siriano; coltivava il canto e la musica. Dal 1870 al 1885 fu sacerdote laico, poi scelse di farsi monaco benedettino col nome di Padre Ambrogio e si rifugiò nella quiete dell’Abbazia di Montecassino.

A Milano era stato un personaggio d’avanguardia. Proprio grazie a lui era iniziata la propaganda per la riforma della musica sacra secondo le tradizioni gregoriane. Si devono ancora alla sua intraprendenza la fondazione di una Schola Cantorum, della rivista “Musica Sacra” e dell’Associazione Italiana di Santa Cecilia, che vide l’adesione di molti vescovi. Per meglio far comprendere le ragione della sua causa, Amelli viaggiò in Italia e all’estero e, constatata l’alta qualità delle scuole e delle cappelle musicali straniere, nel 1882 istituì la Scuola Superiore di Musica Sacra con qualificati docenti.

 

Nel 1883-1884 Tebaldini, da un anno allievo del Conservatorio di Milano, cominciò a frequentarlo:

 

[…] ero entrato a far parte – quale accompagnatore al Piano e all’Harmonium – della scuola serale dell’Amelli. Da questi, per la prima volta, mi venne messo innanzi il mirabile motetto di Jacopo Tomadini Memor sit Dominus, che entra quale Offertorio nella Messa Ducale a tre voci pari con orchestra. Mi parve una rivelazione. Da quel momento tutto un programma si andò svolgendo man mano nelle nostre esercitazioni, cui Giuseppe Terrabugio portava spesso la sua nota personale saggia, equilibrata, alta, serena ed austera. Le melodie ambrosiane e gregoriane, nella loro struttura tecnico estetica, formavano oggetto delle illuminate dissertazioni di D. Amelli; pagine polifoniche di Palestrina si andavano rivelando ed esaminando alla luce – tenue sia pure – di esecuzioni forse appena adombrate, ma sufficienti a prendere cognizione della espressione lirico religiosa – si arrivava talvolta sino ai Salmi grandiosi di Benedetto Marcello.

Tebaldini si fece stimare in quell’ambiente, tanto che divenne uno dei principali redattori di “Musica Sacra”. Ricevette anche l’appoggio presso il parroco di Vaprio d’Adda, il quale lo scelse come organista della Cattedrale.

 

Al momento del ritiro a Monteccasino, Amelli lasciò la sua eredità culturale e di lavoro a Tebaldini e a Terrabugio che, in seguito provvidero a costituire un Comitato di redazione, presieduto da Gallignani, con Enrico Bossi e il conte Francesco Lurani.

 

[…] e passarono otto anni; di silenzio operoso per Lui, di lavoro ininterrotto per noi; ché la buona semente, sparsa in fertile terreno, andava ormai fecondando ottimi frutti. Nell’aprile del 1894, ricorrendo il terzo centenario dalla morte di Giovanni Pier Luigi da Palestrina, celebrata solennemente in Milano, P. Amelli mi scriveva:

Leggo nell’Osservatore Cattolico la relazione dell’avvenuta Accademia Palestriniana con l’accenno al fu agitatore della musica sacra, come nel 1875 mi profetizzava il compianto Franz Witt. Dal mio caro sepolcro porgo a tutti i dovuti ringraziamenti, in un coi più fausti auguri perché le loro nobili fatiche vengano coronate da sempre maggiori successi”.

Undici anni dopo questa lettera, al Congresso di Torino del giugno 1905, veniva messo all’ordine del giorno: “Su quali basi e con quali elementi si potesse far sorgere in Italia una Società gregoriana o ceciliana”. Ebbi l’onore di presiedere quella seduta memoranda nella quale venne discusso questo punto. Si trattava inoltre di designare al Santo Padre il nome del futuro presidente della Associazione ceciliana che stava per risorgere. Con parola convinta, ardente e – mi si disse – efficace, ricordai le benemerenze di P. Amelli nel promuovere – per primo in Italia – la riforma della Musica Sacra.

Al nome del valoroso pioniere, del tenace apostolo della nostra causa – traggo dal periodico S. Cecilia – “l’assemblea elettrizzata scattava in piedi come un sol uomo. Scroscianti battimani eruppero da tutte le parti, grida di viva Amelli, viva Amelli risuonavano dovunque”.

[…] Nella lettera che il compianto illustre Abate mi indirizzava il 31 luglio 1905 è detto che il Santo Padre gli aveva assegnato appunto il difficile compito di far risorgere e di presiedere l’Associazione Italiana di S. Cecilia.

“Figlio dell’obbedienza, come figlio di S. Benedetto – così P. Amelli – dopo aver invano scongiurato il S. Padre a risparmiarmi il nuovo peso, ho dovuto cedere dicendo: Non recuso laborem, in nomine tuo laxabo rete”.

Ed egli tornò per breve tempo vicino ai suoi ceciliani della prima e della seconda ora. Vicino ai Ceciliani d’Italia i quali non dimenticano né potranno dimenticare il debito di gratitudine che li lega alla memoria del benemerito primo loro maestro; verso colui che, agli occhi di tre generazioni, additò la visione ideale delle bellezze racchiuse nella grande arte antica che la Chiesa di Cristo ha consacrato indelebilmente attraverso i secoli2.

Dalle lettere di Amelli si nota la stima che egli nutriva per l’operato di Tebaldini, a cui chiedeva un continuo impegno in favore dell’azione ceciliana anche attraverso le conferenze. Il musicista, infatti, poteva far leva sulla sua accattivante parola per creare proseliti.

 

Montecassino 5-1-904

[…] Se io fui un semplice agitatore per la musica sacra e una voce che gridava nel deserto, ella ha già dato un nobile contributo alla restaurazione della musica sacra in Italia, con parole e con opere che altamente l’onorano. Godo quindi assai che ella posto sul candelabro musicale di Loreto continui ora più che mai a spandere la luce benefica in codesta insigne Cappella ottenebrata purtroppo dal falso indirizzo e dall’infausto esempio del Vecchiotti d’imperitura memoria nella storia dell’estetica musicale per quel suo geniale ritrovato di collocare i timpani sotto il catafalco!…

 

Montecassino 8-11-1905

[…] Ho grande bisogno di trovarmi con Lei qui, e di lavorare insieme alla grand’opera, al vero apostolato della musica sacra, e godo assai delle sue buone disposizioni.

[…] Vorrei per S. Cecilia pubblicare il primo numero del Bollettino Ufficiale, che porterebbe il titolo di Vessillo di S. Cecilia.

 

Ma Tebaldini nella risposta del 9 novembre gli diceva:

 

Io non chiamerei Vessillo di Santa Cecilia il nuovo periodico per non confonderlo con quello di Torino. Lo intitolerei Bollettino Ceciliano e nulla di più.

 

Così, l’edizione alla fine dell’anno iniziò a uscire con tale titolo.

Il 13 giugno 1906 il musicista riceveva da parte del Papa la Commenda di San Silvestro e Amelli, l’8 luglio si complimentava:

 

Carissimo Maestro e Cavaliere

Allegramente e avanti! Non le ho ancora fatte le mie congratulazioni della meritata onorificenza dal S. Padre, ma non per questo mi creda indifferente. Vorrei però che bastasse a dare alle sue lettere un po’ più di buon umore, invece di quel non so che di amaro che vi sorge e di stanchezza.

Che dovrei fare io che condivido le sue pene e fatiche? Dunque in alto i nostri ideali, guardiamo alla nobile causa per cui lottiamo, e avanti senza paura.

 

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1.  Amelli Guerrino (Milano, 18 marzo 1848 – Montecassino, 25 agosto 1933), fu sacerdote della diocesi di Milano, addetto alla Biblioteca Ambrosiana. Autodidatta di musica, conobbe il movimento ceciliano in Germania. Nel 1874 fu relatore sulla musica sacra al primo Congresso Cattolico Italiano di Venezia, quando furono gettate le fondamenta per l’Associazione Italiana di S. Cecilia e per la restaurazione della musica sacra. Diede vita al periodico “Musica sacra” che uscì dal 15 maggio 1877. Fondò a Milano la prima scuola di musica intitolata a S. Cecilia, frequentata anche da T. Nel 1885 si fece monaco benedettino con il nome di Ambrogio Maria e si trasferì nell’Abbazia di Montecassino. La rivista “Musica sacra” fu rilevata dal conte Lurani, da G. Terrabugio e M. E. Bossi; Giuseppe Gallignani ne divenne il direttore e Tebaldini il redattore. Alla morte di Amelli, 

 

2.  Stralcio da Commemorando l’Abate D. Ambrogio M. Amelli, “Bollettino Ceciliano”, a. XXVIII, n. 9, Vicenza, settembre 1933)

21/10

 

 

 


L’Abate Ambrogio Maria Amelli

 

 

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