GLI STUDI IN GERMANIA

 

 

Il periodo tedesco di Giovanni Tebaldini inizia con un viaggio culturale. Ottenuto un premio dal Wagner Verein e un aiuto finanziario dell’editrice Giovannina Lucca, nell’estate del 1888 parte alla volta di Bayreuth per assistere al ciclo delle opere wagneriane. “[…] Ventiquattrenne, camminavo verso il Nord con una guida singolarissima: Il mistero del poeta”. Arriva così ad Eichstätt, allo stesso albergo dell’ “Aquila nera” che ebbe ad ospitare il protagonista del romanzo di Fogazzaro, perché ha in mente di musicare alcune sue liriche. Anzi, la notte stessa abbozza “Incanto del Poeta: Palpito, fuoco, amor diventa verso” e, successivamente, ne musicherà altre, tanto che Ugo Ojetti nella dedica autografa sull’estratto del saggio L’opera morale e artistica di Antonio Fogazzaro, lo definirà “il dolce musicista di questo poeta”. 

Proseguendo, Tebaldini è a Monaco: “[…] All’Hoftheater mi incontro - è lui stesso che narra - con Silvana e col Freischütz di Weber; ed ancora col Siegfried wagneriano; all’Odeon col Beethoven della Nona. Nulla di più avvincente e significativo per me in quella prima ora. Tutt’intorno ogni manifestazione d’arte sembra primeggiare e sorridere. Il pubblico al Teatro dell’Opera si avvicenda: un giorno il più contegnoso, serio e comprensivo; il dì appresso quello accomodante e gaio che plaude allegramente alle popolari produzioni di Lortzing e di von Nesslen! Navigo quindi fra le onde opposte del classicismo, del romanticismo… e del sentimentalismo”.

Tornato in Italia, in ottobre, mentre è nella Biblioteca dell'allora Liceo Musicale di Bologna per le sue ricerche, conosce Franz Xaver Haberl, direttore della Kirchenmusikschule di Regensburg (Ratisbona), col quale al Comunale, assisto ad una rappresentazione dellAlceste di Gluck e ad altra dellOtello di Verdi dirette da Franco Faccio. Mi dà a trascrivere in notazione moderna composizioni polifonico strumentali di Viadana. Mi esorta a recarmi a Ratisbona alla sua Scuola.

A fine anno si trasferisce in Germania e inizia a frequentare le lezioni di quell'Istituto, primo fra i numerosi italiani succedutisi poi.

Nella gotica cattedrale “mi si rivela in pieno - ricorda ancora Tebaldini - la possente polifonia palestriniana. All’audizione di quelle perfette ideali esecuzioni - come italiano - provo senso di orgoglio ed in pari tempo di gratitudine per quei maestri tedeschi che - dopo aver studiato sui nostri capolavori - seppero rivelare al mondo la bellezza e la possanza immaginosa della nostra immortale tradizione”.

In quei mesi la sua vita è frenetica: di giorno frequenta le lezioni e studia; di sera assiste a importanti esecuzioni; di notte scrive le corrispondenze per la “Gazzetta Musicale di Milano” e per altre testate. Questo anche per pagarsi il soggiorno e permettersi spostamenti in città limitrofe, sempre alla ricerca di novità avvincenti e formative.

Diplomatosi a pieni voti, il 21 giugno del 1889 Haberl gli annuncia che è stato scelto a dirigere il coro e a ricoprire l’incarico di vice direttore della Cappella di San Marco a Venezia, ruolo che svolgerà con impegno fino al 1894. Da quel momento inizia la sua prestigiosa carriera, incentrata soprattutto sulla riforma della musica sacra e la riviviscenza della nostra migliore tradizione musicale.


a cura del Centro Studi e Ricerche “Giovanni Tebaldini”


(Le citazione virgolettate sono tratte da appunti di Tebaldini per l’autobiografia e dal suo articolo Viaggio in Germania, pubblicato su “Il Mondo Musicale”, a. I, n. 21, Roma, 15 novembre 1945)

 

 

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