Profilo biografico

 

Giovanni Tebaldini nasce a Brescia il 7 settembre 1864 da umile famiglia; cugino di Padre Giovanni Piamarta, santificato nel 2012, dal quale fu invogliato allo studio della musica. Giovane prodigio, suona in chiesa ancor prima di seguire i corsi di pianoforte e violino presso il locale Istituto Musicale “Venturi”.

Dall’età di quindici anni al 1881 collabora con i teatri di Brescia, Macerata e Milano come maestro di coro; indi diviene organista a Vespolate (Novara). Entrato nel 1883 al Regio Conservatorio di Milano, diretto da Antonio Bazzini, studia armonia, contrappunto e fuga con Angelo Panzini e composizione con Amilcare Ponchielli. In una scuola serale, dove lavora come pianista accompagnatore, conosce don Guerrino Amelli - l’iniziatore della riforma della musica sacra in Italia - che lo introduce agli studi di paleografia musicale, canto gregoriano e polifonia vocale. Contemporaneamente scrive sui quotidiani “La Sentinella Bresciana” e “La Lega Lombarda”; sui periodici “Gazzetta Musicale di Milano” (edita da Giulio Ricordi) e “Musica Sacra”.

Nel 1885 va a dirigere la Schola Cantorum di Vaprio d’Adda. Espulso nel 1886 dal Conservatorio per un articolo critico su una Messa del suo professore d’organo Polibio Fumagalli, si trasferisce per nove mesi a Piazza Armerina (Sicilia) dove fa l’organista della Cattedrale.

Nel 1888 riprende nel capoluogo lombardo l’attività giornalistica e a Vaprio il posto di organista. Quindi, dopo aver vinto un concorso del Wagnerverein, parte per la Germania, primo italiano a frequentare la famosa Kirchenmusikschule di Regensburg (Ratisbona), sotto la guida dei professori Haberl e Haller. Soggiorna a Monaco, Norimberga, Bayreuth dove assiste al Festival wagneriano.

Nel 1889, su proposta dello stesso Haberl, di Padre Angelo De Santi e di Giuseppe Gallignani, è nominato direttore della Schola Cantorum e secondo maestro di Cappella in San Marco a Venezia; incarico che lascia nel 1894 per andare a dirigere la Cappella Musicale della Basilica di Sant’Antonio a Padova, dove, tra l’altro, organizza le Feste Centenarie del Santo (1895) con significativi concerti ed esegue la sua Missa Solemnis in honorem Sancti Antonii Patavini commissionatagli per l’occasione.

Seguendo le sue specifiche vocazioni, nel 1892 fonda e dirige, fino all’ultimo numero (giugno 1895), il periodico “La Scuola Veneta di Musica Sacra”. Successivamente è chiamato a collaborare alla “Rivista Musicale Italiana” dei F.lli Bocca di Torino. Non c’è stata prestigiosa testata musicale su cui non abbia scritto, evidenziando qualità di critico acuto e determinato.

Incoraggiato da Giuseppe Sarto (prima Vescovo di Mantova, poi Patriarca di Venezia), si impegna per la restaurazione della musica sacra.

In quel periodo intrattiene rapporti con musicisti come Boito, Sgambati, Martucci, Bossi, Perosi; uomini di cultura come Fogazzaro, Fortuny, Gianturco, Illica, Luigi e Urbano Nono.

Dal 1894 al 1901 è in corrispondenza con Giuseppe Verdi e dal 1897 lo incontra più volte. Nel 1940 su “Rassegna Dorica” pubblicherà a puntate i Ricordi Verdiani.

Tra il 1895 e il 1897 consegue cinque primi premi (all’unanimità) per composizioni vocali ed organo in concorsi indetti dalla Schola Cantorum di Saint-Gervais di Parigi.

Dirige il Conservatorio di Parma dal 1897 al 1902, dove ha come allievi Ildebrando Pizzetti, Vito Frazzi, Bruno Barilli, Agide Tedoldi…

Subito dopo diviene direttore della Cappella Musicale della Basilica della Santa Casa di Loreto fino al 1925, attuando “un programma di radicali riforme sulla base della restaurazione della vera musica liturgica”. Nell’ultimo anno il Ministero della Pubblica Istruzione fa realizzare dalla “Voce del Padrone” una serie di dischi con sue esemplari esecuzioni. Per l’azione meritoria svolta è nominato direttore perpetuo ad honorem con invito a dirigere in quattro annuali festività.

Quando nel 1903 Giuseppe Sarto viene eletto Papa (Pio X), emana il Motu proprio e lo incarica (con De Santi, Bossi, Terrabugio, Gallignani e pochi altri) di vigilare sull’applicazione della riforma della musica sacra in Italia.

Nel 1917 e nel 1923 organizza e dirige “Concerti Spirituali” a Bologna.

Nel 1919 è tra i fondatori dell’Associazione “Alessandro Scarlatti” di Napoli. Due anni dopo, per le Celebrazioni del VI Centenario Dantesco a Ravenna, viene chiamato ad allestire e a dirigere la sua Trilogia Sacra, espressa con melodie gregoriane, mottetti ed inni palestriniani.

Nel 1925 commemora a Napoli Giovanni Pierluigi da Palestrina con un discorso e un concerto di musiche del sommo Maestro. Nello stesso anno Francesco Cilèa gli affida la cattedra speciale di “Esegesi del canto gregoriano e della polifonia palestriniana” presso il Conservatorio “San Pietro a Majella” della città partenopea; mentre dal 1930 al 1932 ha la direzione artistica dell’Ateneo Musicale “Claudio Monteverdi” di Genova.

Riceve varie onorificenze tra cui la Commenda dell’Ordine di San Silvestro dal Papa Pio X (1906), l’Encomio Solenne dall’Accademia d’Italia (1940) e la nomina ad Accademico di Santa Cecilia (1950).

È rimasto attivo fino alla morte, avvenuta a San Benedetto del Tronto l’11 maggio 1952.

Molta sua produzione compositiva è di genere sacro (circa 140 titoli). Comprende messe, oratori, mottetti, salmi, inni, pezzi per organo. Da ricordare la Messa funebre (in collaborazione con Marco Enrico Bossi, 1892), che vinse il concorso della Regia Accademia Filarmonica Romana per le annuali esequie di Re Vittorio Emanuele II nel Pantheon di Roma; la citata Missa Solemnis Sancti Antonii Patavini, per 4 voci miste ed organo (1895, op. 12), premiata a Parigi e pubblicata da Ricordi nel 1899; la Missa Conventualis, per 4 voci miste (1896, op. 15); l’oratorio Caeciliae Nuptiae, per soprano, coro a 4 voci e piccola orchestra (1898-1931, op. 21); la Missa solemnis pro defunctis, per 4 e 5 voci miste (1908, op. 35), eseguita nel 1908 al Pantheon di Roma in memoria di Re Umberto I; il Quintetto pel Natale (1933); il poema sinfonico gregoriano Rapsodia di Pasqua (1935-1937), dato al Teatro E.I.A.R. di Torino nel 1938 sotto la direzione di Ildebrando Pizzetti; Padre, se mai questa preghiera giunga al tuo silenzio (1947), ultima composizione, su versi di Ada Negri (incisa su disco nel 1950).

Le musiche profane sono circa 46. Tra i pezzi sinfonici e sinfonico-­vocali: il bozzetto per orchestra Fantasia araba (1887, op. 11) dall’opera lirica sul primo libretto di Luigi Illica; Marcia festiva (1897, op. 20); Epicedio (1944-1945). Tra le liriche da camera e i brani corali: Ella tremante venne alfine (1904, op. 32 n. 3), da un testo di Gabriele D’Annunzio; L’Infinito (1904), A sé stesso (1935) e Amore e Morte (1935) dai Canti di Giacomo Leopardi; Ebbrezze de l’anima (1893, op. 7), sei liriche per tenore e pianoforte su versi dal Mistero del poeta di Antonio Fogazzaro; Lux in tenebris (1912, op. 37), sette liriche da Miranda dello stesso Fogazzaro.

Insigne studioso di paleografia musicale, si è dedicato all’attività di trascrizione e riduzione in partitura moderna di circa 130 composizioni italiane e straniere, tra cui L’incoronazione di Poppea di Claudio Monteverdi; Jephte di Giacomo Carissimi; Rappresentazione di Anima e di Corpo di Emilio De’ Cavalieri (Ed. M. Capra, Torino, 1914), eseguita in prestigiose sedi in Italia e all’estero; Euridice di Jacopo Peri e Giulio Caccini; Fuga in sol minore di Girolamo Frescobaldi e Largo di G. B. Bassani (Ed. Ricordi, Milano, 1931); Totila di Giovanni Legrenzi (Ed. Ricordi, Milano, 1937).

Tra il 1890 e il 1936 ha diretto circa 70 concerti nelle principali città italiane e straniere, oltre a quelli liturgici delle Cappelle Musicali di Venezia, Padova e Loreto. Memorabile il “Concerto Storico” del 1891 a Venezia, in cui fu tra i primi a proporre musiche di antichi maestri.

Tebaldini, per la multiforme e coerente attività, la cultura musicale e interdisciplinare, occupa un posto di rilievo nella moderna musicologia europea. Tra gli scritti di storia e critica musicale: L’Archivio Musicale della Cappella Antoniana in Padova (1895), che gli valse le lodi di Boito e Verdi; L’Archivio Musicale della Cappella Lauretana (1921); La riforma della musica sacra in Italia (1888); Giuseppe Zarlino (1893); Gounod autore di musica sacra (1894); G. P. da Palestrina (1894); Giuseppe Tartini (1896-1897); Felipe Pedrell e il Dramma Lirico spagnuolo (1897); Da Rossini a Verdi (1901); La musica sacra nella storia e nella liturgia (1904); Il “Motu proprio” di Pio X sulla Musica Sacra (1904); L’elemento lirico nella musica sacra (1906); Telepatia musicale (1909), che diede origine a una discussione internazionale; La musica e le arti figurative (1913); Giuseppe Verdi nella musica sacra (1913); Ferdinando Paër (1939); De la melodia verdiana (1941); Verdi e Wagner (1941); Fuori del teatro (1951).

È del 1931 il suo libro Ildebrando Pizzetti nelle “memorie” di Giovanni Tebaldini.

Come didatta ha redatto, insieme con Bossi, il Metodo di studio per l’Organo moderno (1892-1894) e ha tradotto dal tedesco il Trattato di composizione di P. Piel (1894).

Ben 175 le conferenze da lui tenute in Italia e in altre nazioni su varie tematiche: Origini e finalità della musica sacra (1906-1907); La riforma della musica sacra in Italia (1896); L’anima musicale di Venezia (1907); Palestrina e la polifonia musicale (1907); La funzione sociale dell’arte (1907); L’organo nella chiesa cattolica (1909); G. P. da Palestrina e la musica spirituale (1920); La storia della musica in Europa nel secolo XIX (1924); Esegesi palestriniana (1926); Lezioni di Storia, Estetica e Pratica gregoriana (1929); La riviviscenza della tradizione (1931); La scolastica del P. G. B. Martini (1932-1933); La Scuola Veneta ed i Gabrieli (1933); L’arte di Beethoven (1935); La tradizione e l’evoluzione nell’arte (1936); Come lavorava Beethoven (1936-1937); Scienza e fede (1945).

Autorevoli le commemorazioni per Antonio Bazzini (1888); Carlo Andreoli (1910); Lauro Rossi (1910); G. M. Nanino (1911); Giuseppe Verdi (1913-1914, 1926 e 1951); Giuseppe Martucci (1914); Angelo Mariani (1921); Gaspare Spontini (1924-1925); G. P. da Palestrina (1894, 1925); Alessandro Scarlatti (1925); Marco Enrico Bossi (1925); Ludwig van Beethoven (1927); Amilcare Ponchielli (1934); Gianbattista Pergolesi (1910, 1936).

Ha scritto molti articoli. Da citare quelli su Amelli, Bellini, Berlioz, Boito, Buzenac, Fogazzaro, Frescobaldi, Legrenzi, Martini, Mozart, Pace, P. da Palestrina, Pergolesi, Perosi, Persiani, Pio X, Pizzetti, Ponchielli, Sgambati, Terrabugio, Toscanini, Verdi, Wagner, Zuelli.

Suoi importanti studi su G. P. da Palestrina, Ponchielli e sull’estetica musicale (Domus Aurea) sono rimasti inediti.

La bibliografia degli scritti su Tebaldini è molto ampia. Tra i critici e gli storiografi più attenti alla sua opera, F. Abbiati, D. Alaleona, R. Cognazzo, G. Confalonieri, A. Damerini, G. A. Fano, G. Fara, D. L. Janssens, E. Liburdi, M. Medici, G. Petrocchi, I. Pizzetti, F. B. Pratella, M. Rinaldi, L. Ronga, A. Untersteiner, I. Valetta. 

Per approfondimenti si rimanda alle altre sezioni di questo sito.

a cura del Centro Studi e Ricerche “Giovanni Tebaldini”, Ascoli Piceno

 

Giovanni Tebaldini nel 1881, direttore dei cori

al Teatro Comunale di Macerata (a soli 17 anni)

Tebaldini nel marzo 1883 (ferrotipia), studente del

 Conservatorio di Milano e organista a Vespolate (Novara)

Tebaldini allievo della scuola di Regensburg (1889) Giovanni Tebaldini all’apice della carriera.

 

 

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