INSEGNAMENTI STORICI DI GIOVANNI TEBALDINI

AI CECILIANI DI OGGI

 

L’illustre e caro maestro Giovanni Tebaldini nella sua veneranda età sente e manifesta ancor vivo e potente l’ardore giovanile, quell’ardore e entusiasmo che lo guidò e spronò ad essere un pioniere e un propagatore efficacissimo della restaurazione della musica sacra in Italia. Sessanta e più anni di lavoro, umile e timido negli inizi, coraggioso e impetuoso poi e sempre, tra circostanze diversissime, lotte, sconfitte, vittorie, danno ben diritto a volgersi indietro con soddisfazione a riguardare un corso di vita, o almeno un lungo periodo di vita, che s’innesta e anche immedesima in una storia passionatamente vissuta. È questo quello che il maestro Tebaldini ha fatto sulle colonne de L’Italia di Milano in sette puntate dal 10 al 20 giugno.

Il giornale classifica gli articoli: “Ricordi personali dell’illustre ex direttore della cappella musicale della S. Casa di Loreto”; ma in realtà, se per necessità storica la personalità del protagonista vi campeggia, ciò è presentato con molto garbo, cosicché per lunga trattazione che non è addentro “alle segrete cose” può domandarsi chi è lo studente, il giovane studente, il ventunenne allievo, l’ex allievo (perché espulso) del Conservatorio di Milano; e poi l’ardito giovincello, incauto redattore della giovane Musica Sacra di Milano, l’inquieto amico, sfacciato (in fatto di musica sacra), errante nella direzione di varie cappelle, avventuroso apostolino; e in fine dippiù: noto protagonista, imprudente oratore, incorreggibile azzeccagarbugli, intrigante, arruffone. La rivelazione del nome, quasi casualmente, si ha dopo così meravigliosa e strabiliante progressione di epiteti, là dove, narrandosi della grande commemorazione del sommo Prenestino, il 22 novembre 1894, in Parma nella splendida sola Maria Luisa della R. Biblioteca Nazionale, è detto: che “tiene il discorso di circostanza quegli che – quarantasette anni dopo – (cioè oggi) ha l’onore di dettare queste memorie”; là dove si riporta la lettera di mons. Giuseppe Sarto, segretario per le conferenze degli ecc.mi Vescovi della Regione Lombarda, datata da Pavia 12 ottobre 1892, per l’azione circa lo studio e la esecuzione della musica sacra indirizzata al … solito intrigante; là dove questo narra il colloquio col Sarto divenuto Cardinale, colloquio che fu vero vaticinio per l’avvenire della restaurazione musicale sacra e gregoriana, e con cui chiude il ciclo del suo “nido di memorie”e con la propria firma: Giovanni Tebaldini.

“Nido di memorie”, dal quale certamente se ne potranno cavar fuori moltissime altre… e perché non si dovranno? Il maestro Tebaldini, come ape industriosa, prende il succo di alcuni fatti (alcuni, non tutti), di un periodo che va soltanto dal 1881 al 1894. La parte da lui avuta nel lavoro del primo tempo per la restaurazione musicale sacra in Italia, e con lui dagli altri benemerentissimi zelatori, maestri, musicologi, fautori, è lumeggiata nell’elenco degli … epiteti che si è elargito come sopra; è un crescendo che fa vedere il principio timido e incerto quasi, la convinzione acquisita con lo studio e la tenace volontà forte e sicura; la presa di posizione contro il cattivo andazzo, le aberrazioni, gli abusi, l’ignoranza: e quindi la lotta, la polemica; l’inflessibilità a sostenere buoni principi anche con aperta, acerba, ma giusta critica, fino a farsi mandar via dal Conservatorio con il dilemma: “o ritrattazione e scuse… o espulsione” accettato gloriosamente nella seconda parte; il nuovo campo di lavoro, i periodici di musica sacra, i giornali quotidiani, le associazioni, i congressi, le conferenze, la direzione successiva di non poche cappelle musicali con alterne vicende. Tebaldini è in piccola ma buona compagnia, e questa pone lodevolmente in giusto rilievo. Si compiace di rievocare il primo raduno nel 1881 dei coraggiosi riformatori con Guerrino Amelli nel piccolo Cenacolo di S. Sofia a Milano, dove si preparò il famosissimo Congresso di Arezzo del 1882; e, naturalmente, anche in seguito, dà la prevalenza alle memorie che riguardano l’azione riformatrice facente capo a Milano e di là irradiantesi, ai Congressi ai quali egli vivacemente prese parte, dal Congresso, come sopra, famosissimo di Arezzo nel 1882 a quello di Soave del 1889, a quello di Parma del 1894, anno in cui finiscono le memorie.

Il maestro Tebaldini non poteva, naturalmente, con i suoi “ricordi personali” salire al di là del tempo che segnò la sua vocazione musicale sacra; non poteva quindi parlare dei tentativi – dobbiamo dirli sporadici? – generosi certo, dei Congressi Cattolici italiani già celebrati a Venezia nel 1874, a Firenze nel 1875 e di altri, nei quali si riuscì coraggiosamente a porre all’ordine del giorno la restaurazione – riforma – della musica nelle chiese, proponendo anche rimedi e mezzi per riuscire allo scopo; né rievocare nomi di venerati, gloriosi precursori in alcune altre regioni d’Italia, e molto meno poteva dilungarsi, oltre il termine prefissosi, nel periodo, anche più importante e decisivo, dopo il 1894.

Non ha fatto quindi, né intendeva fare, una storia completa neppure di quel periodo storico dal 1881 al 1894, breve ma gravissimo per la restaurazione della musica e del canto sacro; ma ci dà tante notizie che per molti potranno essere reale rivelazione; e perciò, sicuri della cortese accondiscendenza del rivelatore, desideriamo poter man mano portarle a conoscenza dei Ceciliani di oggi sul nostro Bollettino, per il loro interesse e per spingerli alla emulazione, convinti, come siamo, che molto potrà giovare ad essi la lezione della storia e l’esempio di coloro che hanno formato la storia della restaurazione musicale sacra in Italia, e che non ancora è stata scritta per intero.

Torniamo alla interrogazione già sopra presentata: perché non si dovranno cavar fuori tutte le memorie concernenti la grande opera? Molto si è detto, ma da molti e diversi, e con intenti quasi sempre di scopo e visione particolare; ma moltissimo è ancora di rivelare. Occorre raccogliere le membra sparse, scovare quanto ancora è nascosto negli archivi – qualcheduno c’intenderà certamente – e presso privati (ne pereant!), e dare organicità per un’opera completa. Quanto allora si apprenderebbe e imparerebbe anche dai Ceciliani; e, aggiungiamo, “sic hoc in viridi, quid etc.”.

Poiché anche il caro maestro Tebaldini è convinto, purtroppo, che molti, che pur si trovano nell’ambiente musicale, moltissimi anzi, poco sanno, nulla sanno di quanto concerne la genesi e lo sviluppo della restaurazione musicale sacra tra noi, e dell’influenza immensa derivata da questa agli studi musicali, o hanno sull’argomento idee incomplete e anche errate.

“Hanno un bell’affannarsi – così egli scrive in uno dei summenzionati articoli – alcuni musicologi rabdomanti a dire e a ripetere nervosamente in ogni circostanza, che il movimento per la riforma degli studi musicali in Italia è incominciato da un trentennio per opera loro. No! La riforma fondamentale degli studi musicali da noi è cominciata sessanta anni addietro per l’opera assidua, appassionata, tenace e multanime promossa e vivificata nella solitudine, e quasi nell’abbandono, dal piccolo cenacolo di Santa Sofia a Milano…”.

E in un altro articolo esclama: “La maggior parte di coloro i quali – dal principio del secolo XX – si sono occupati e si occupano di musica sacra secondo lo spirito del Motu Proprio del 22 novembre 1903, credono che il movimento di riforma in Italia dati da quell’ormai celebre documento. E tutti si appoggiano ad esso. Niente di meglio! È bene però ricordare che allorquando apparve il Motu Proprio di Pio X da oltre vent’anni il lavoro di propaganda era cominciato intensissimo…”.

Sottoscriviamo a piene mani; rallegrandoci con il venerando caro maestro – ormai pressoché unico superstite della gloriosa schiera dei pionieri e veterani della restaurazione musicale sacra in Italia – ; e a lui auguriamo che, con sempre giovanile spigliatezza e chiarezza, offra altri contributi preziosi per la complessa storia che egli ha passionatamente vissuto e in gran parte composta.

 

C.[arlo] Respighi1

 

(da “Bollettino Ceciliano”, a. 37, n. 7-8, Roma, luglio-settembre 1942, pp. 97-99)

 

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1. Carlo Respighi (Bologna… - …1947), nipote del cardinale Pietro Respighi, rivestì diversi importanti uffici di Curia. Esperto di musica sacra, gregorianista, prefetto delle cerimonie pontificie, nel 1899 pubblicò uno studio storico-critico nel quale dimostrava, sulla base di documenti inediti, che la famosa edizione medicea, base dei libri corali di canto gregoriano, non era attribuibile a Palestrina, come aveva indicato F. X. Haberl. Dalla infuocata polemica, si crearono sostenitori dei ratisbonesi e quelli delle melodie solesmensi. Il Papa Leone XIII appoggiò gli studi dei Padri Benedettini. Nel 1902 fondò, con Padre Angelo De Santi, la “Rassegna Gregoriana”, che diresse fino allo scoppio della prima guerra mondiale.

 

 

 

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