[Giovanni Tebaldini]

 

 

[…] Giovanni Tebaldini che è entrato nel suo ottantesimo anno ed è ancora vegeto e forte, soprattutto nello spirito e nell’intelligenza, diresse il Conservatorio di Parma dal 1897 al 1902, ed è stato, senza far torto ad alcuno, il più completo e il più alacre fra quanti musicisti, pur di chiara fama, furono a capo nel nostro glorioso Istituto Musicale. Egli ebbe, come direttore, per il carattere adamantino, per la serietà d’indirizzo negli studi e per la fermezza incrollabile nell’adempimento del proprio dovere, qualità superiori. – E furono anni d’oro per il Conservatorio quelli della sua appassionata direzione. Ma se a Parma lo amavano gli alunni ed anche quella parte di professori artisti e non mestieranti che era ligia al dovere; non fu, dai più, compreso ed apprezzato come si meritava e come avrebbe voluto soprattutto Giuseppe Verdi. Egli era un’illustrazione degli studi di musica sacra; egli lottava – e giustamente – per la resurrezione – nei conservatori – del canto gregoriano, e invece un’ondata stupida di anticlerismo, che con l’arte nulla aveva a che vedere, inquinò in quel momento l’indirizzo e lo studio più serio di quella fondamentale musica del Palestrina e dei nostri compositori dei secoli XV, XVI e XVII (polifonisti vocali e madrigalisti) che è purissimo patrimonio italiano. Non fu compreso, e per sventura, sua e del nostro Istituto, Verdi morì proprio in quegli anni. È certo però che se l’illustre Pizzetti eccelle oggi sugli altri musicisti italiani, ed è così diverso dai suoi contemporanei, ciò si deve sopratutto agli insegnamenti di Giovanni Tebaldini. […]

 

Mario Ferrarini1

 

(da Parma Teatrale Ottocentesca, Ed. Casanova, Parma 1946)

 

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1.  Mario Ferrarini (Parma 1874 – ivi 1950), figlio del famoso direttore d’orchestra Giulio Cesare, fu appassionato di lirica e raccoglitore di antiche memorie teatrali. Svolse la professione di avvocato; fu anche giornalista e critico d’arte. Aggregò una parte dei suoi scritti di argomento musicale in Parma Teatrale Ottocentesca. Negli anni 1897-’98 fu segretario e amministratore generale del Teatro Regio di Parma per il quale organizzò apprezzate stagioni liriche e le rappresentazioni per il Centenario Verdiano del 1913. Ha lasciato alla Biblioteca Palatina e al Comune di Parma una mirabile raccolta storico-teatrale con oltre seicento libretti d’opera, migliaia di manifesti, carteggi e incisioni.

 

 

 

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